sabato 25 gennaio 2025

Intervista agli Aydra, tornati sul mercato con "Leave To Nowhere".

 

Il nostro Ade ha fatto due chiacchiere con gli Aydra, storica band di Ancona, tornata prepotentemente sul mercato dopo tanti anni con Leave To Nowhere, full-length del 2024.
 
MF: Ciao ragazzi, come andiamo?
Mauro: Questo è un periodo intenso e florido per la band, stiamo vivendo una seconda giovinezza con continui input e output, quindi alla grande!
Marcello: Nelle vene ancora scorre il metallo quindi direi che va tutto bene.

MF: Mi raccontate come è nata la reunion, e perché?
Andrea: La vera reunion avvenne nel 2012 dopo diversi anni di fermo. L'idea venne a me e la proposi a Mauro che all'inizio fu un po' scettico. A noi si unirono Giuseppe, Marco e Luca Calò e facemmo un paio di date. Poi io ebbi un'importante opportunità lavorativa che mi avrebbe portato fuori dall'Italia per lunghi periodi e a malincuore lasciai il gruppo che però trovo in Andrea Massetti un più che valido sostituto. Prima di partire lasciai "in eredità" un brano, che all'epoca si intitolava "Neural disgregation" e poi divenne "Leave to nowhere". Sulla genesi di "Leave to nowhere" è meglio che siano Mauro, Giuseppe e Marco a parlarne. Così come sulla scelta dei nuovi membri della band, tra virgolette perché sia io che Marcello siamo vecchi, in tutti i sensi.
 
MF: Si ma perché? Cosa vi ha spinto ad uscire dalla brumazione e tornare a suonare, a sbattervi, a riprovarci?
Mauro: dopo le registrazioni di Hyperlogical Non-Sense e dopo l'uscita del disco, non siamo riusciti a rendergli il tributo che meritava, a causa di problemi di formazione, quindi l'album, che comunque era secondo noi meritevole non risuonò come doveva. Io ho sempre avuto quell'amarezza nel dire che avremmo potuto ma non siamo stati in grado, inoltre nel cuore ha sempre pulsato il metallo e finire così dopo tanti anni di onorato servizio sarebbe stato veramente brutto. Le idee c'erano, accumulate nel corso degli anni e quindi abbiamo ripreso in mano il progetto e siamo ripartiti.
Marcello: Io sono solo tornato a casa, o almeno quella è la sensazione che provo quando salgo sul palco con i miei amici e ottimi musicisti. Quando sono stato riconvocato, ho imbracciato lo strumento e sono ripartito dopo 20 anni come se in realtà fossero passati 20 giorni.
Andrea: Per me, come per Marcello, è stato come tornare a casa. Oltretutto quando Mauro mi ha chiesto se volessi tornare nel gruppo stavo passando un brutto periodo a livello personale. Ero arrivato al punto di pensare di mettere la musica da una parte. E invece.

MF: Dal prima a oggi, che differenze sentite o vedete? Gli anni passano e le persone cambiano, come è oggi nel post reunion in confronto a prima dello scioglimento?
Andrea: Sicuramente gli impegni dovuti a lavoro e famiglia sono diversi rispetto a 20-25 anni fa. Il tempo da dedicare alla musica è sicuramente minore, quindi bisogna ponderare gli impegni e massimizzare gli sforzi. Però tornare, a quasi 50 anni, a far musica propria e riuscire in qualche modo a proporla anche e soprattutto dal vivo è sempre una figata. E l'attitudine è sempre la stessa.
Mauro: Le differenze tra "prima" e "oggi" sono davvero enormi e il cambiamento passa principalmente attraverso l'avvento di internet, che ha trasformato completamente il modo di vivere la musica e i rapporti tra le persone. Noi siamo nati in un periodo in cui per comunicare si scrivevano lettere, si tenevano corrispondenze con amici, zine, giornali e altre band. Ogni giorno si guardava nella cassetta delle lettere, aspettando con trepidazione una risposta. Era un modo di vivere i rapporti più reale, più concreto.
Ricordo con nostalgia gesti che oggi potrebbero sembrare banali o superflui. Andavo alla cabina telefonica per chiamare altre band come Disease, Detestor o Sadist, magari per accordarci su un concerto o semplicemente per sentirci. Ogni comunicazione aveva un costo, non solo economico ma anche in termini di tempo e impegno. Ed è proprio questo che dava un valore unico a tutto. Tutto aveva un peso, una ritualità che oggi sembra essersi persa. L’accessibilità immediata che offre internet ha reso tutto più veloce ma forse anche meno profondo. Non si trattava solo di musica ma di costruire relazioni autentiche e vivere un’esperienza condivisa. È un’epoca che ricordo con affetto. 
Giuseppe: Negli anni cambia tutto, nel bene e nel male. Da una parte ciascuno di noi ha più pensieri in testa e sempre meno tempo per la musica, dall'altra parte però cresce la motivazione e la voglia di capitalizzare al massimo il tempo che dedichiamo alla musica, perché se dopo tutti questi anni si prende ancora la chitarra in mano significa che voglia e attitudine col tempo non sono diminuite ma sono cresciute esponenzialmente.
Marcello: Personalmente vedo tanta tecnologia in più, tante cose da imparare e tenere aggiornate. Ma essere un boomer ha dei lati positivi e li vedi sul palco quando quello spirito "anni 90" ti arriva come un treno in faccia quando sei davanti al palco a pogare. Penso che questo modo di fare le cose sia apprezzato non solo dai tanti metallari over 40/50, che si tuffano nel loro passato, ma anche dai ragazzi più giovani che vivono un'esperienza diretta e originale di cosa sia smetallare in un certo modo. 


MF: Eh, avendo un'età anche io, condivido tanto di quello che dite. Credo che ogni mezzo porti con sé delle possibilità e dei rischi. Il rapporto tra le persone meno profondo è senz'altro un grosso rischio in cui tanti incappano. Con interviste come questa, cerchiamo di mantenere un rapporto umano reso anche più semplice dalla tecnologia di oggi.
Marco: Considerando quello che c’è oggi sulla scena, sono fiero di essere un boomer. Una grossa differenza che ho notato in questi ultimi anni è l’estremizzazione della tecnica strumentale, quasi come se fosse una gara a chi va più veloce o chi suona più note al secondo, si lavora molto poco per l’economia del brano trascurando quasi del tutto l’aspetto musicale. Come sappiamo, la tecnologia moderna, insieme ai social media e alle piattaforme di streaming, è la principale responsabile di questa tendenza. Hanno inondato il mercato musicale di band e brani, molti dei quali di qualità discutibile. Oggi una band, per cercare di emergere, ha a disposizione solo 5 secondi di attenzione da parte dell’utente, prima che questo scrolli il telefono. Per quello che mi riguarda, ricordo quando iniziai a suonare negli anni ’90: la scena musicale era molto meno satura, le uscite erano più limitate, rimanevi al passo e non vedevi l’ora di andare a comprare i dischi in negozio. All’epoca avevi il tempo di ascoltare un album per intero e assaporarlo. Oggi, nel bene e nel male, la situazione è completamente diversa, sulla carta con la tecnologia dovevamo avere più tempo e invece all’atto pratico con tutta questa frenesia, lo abbiamo diminuito.

MF: Come avviene il processo di composizione? Cioè, non è che mi interessa sapere chi porta un riff e chi lo modifica e chi lo sviluppa, ma piuttosto come avviene l'impollinazione, come l'ispirazione vi raggiunge e vi porta a scegliere certe strade invece che altre.
Mauro: Personalmente quando inizio a scrivere qualcosa prima di tutto comincio prendendo la chitarra in mano e inizio ad esplorare delle linee melodiche, una volta individuato un riff che mi suona bene in testa e che sento emotivamente valido, gli altri riff vengono da soli, almeno quelli che compongono lo scheletro del pezzo, da li poi propongo l'idea agli altri, che se la ritengono interessante ci si lavora tutti insieme, altrimenti viene messa da parte per tempi di magra, o come bacino di riff per altre canzoni.
Giuseppe: Per me è tutto abbastanza naturale. L'idea può arrivare in qualsiasi momento e quando succede prendo un appunto in qualche modo per non lasciarla scappare. Con gli Aydra si è fatta la scelta di evitare, nei limiti del possibile, di proporre brani già completi ma piuttosto di portare materiale da far passare di mano in mano all'interno della band, in modo da creare da subito un sound compatto e coerente. 

MF: E per i testi? Com'è la storia?
Mauro: I testi dell'album "Leave To Nowhere", scritti da me, raccontano un viaggio intenso e drammatico, profondamente ispirato alla realtà di milioni di migranti che fuggono dall'Eritrea. Ogni canzone rappresenta un capitolo di questa storia, intrecciando emozioni, paure e lotte in una narrazione che cerca di essere potente e coinvolgente. Il processo è stato abbastanza semplice, durante la permanenza di Andrea in Africa con Medici Senza Frontiere ci capitava spesso di affrontare on line questa problematica,  ricollegandola a quello che poi in realtà era percepito in Italia. Questo mi ha spinto a scrivere una storia che raccontasse le sofferenze di queste persone, la totale assenza di empatia da parte di gran parte della popolazione è spaventosa. Volevo che l'album fosse più di un anonimo album di death metal, volevo portare un messaggio.
 
MF: Mi viene da chiedere, è frustrante il fatto che un lavoro del genere, maturo sia dal punto di vista musicale e così profondo e sentito dal punto di vista dei contenuti testuali, non abbia la considerazione che meriterebbe? O invece siete appagati e soddisfatti del responso ottenuto? 
Giuseppe: La risposta al disco che stiamo avendo dalla critica e dai fan sta andando anche oltre le nostre più rosee aspettative. Quello che soffriamo in questo momento è la gran fatica che purtroppo si fa sul fronte live, il che ha anche un impatto sulla promozione del disco che inevitabilmente ne risente. Ma questo è un problema strutturale in Italia da diversi anni, sono in molti nella nostra situazione.
 
MF: Mi dite perché suonate? Non come band, ma proprio individualmente. Perché suonare? Da cosa è dipeso?
Marcello: Un giorno ho sentito Aces High dei Maiden e mi è esploso l'universo davanti. La chitarra è diventata una compagna di vita e la musica mi ha, per mia fortuna, tenuto fuori da altre, più pericolose, attività che negli anni 80 "andavano di moda". Devo tanto alla musica e a mio padre che mi ha sempre incoraggiato e sostenuto, anche economicamente, quando da solo non avrei potuto.
Andrea: Vedendo Cliff Burton e Steve Harris decisi che volevo un basso. Così fu, grazie ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuto in questa mia passione, nonostante non apprezzassero più di tanto il tipo di musica che avevo deciso di suonare. 
Mauro: Mio fratello, più grande di me di 5 anni mi instradò nel metal con Powerslave dei Maiden e l'anno successivo con Reign In Blood degli Slayer. Nel 1990 a 14 anni già avevo la mia prima band e a 15 anni mi reclutarono negli allora Hydra, che poi qualche anno dopo diventarono gli Aydra.

MF: Ok ragazzi, siamo alla fine. Salutate o offendete chi volete.
Mauro:  Una menzione speciale la merita Gabriele "Cruz" Fusco. Più o meno l'anno scorso proprio in questi tempi stavamo pianificando l'uscita dell'album per ottobre, avevamo in mente di farlo da soli ma lessi un post di Gabriele e la Rude Awakening, mi trovavo a Roma per lavoro, lui seguiva già gli Aydra da tanti anni, lo chiamai per vederci e parlare di eventuali collaborazioni, ci vedemmo e ne parlammo e gli feci sentire il nuovo album, lui ne rimase sconvolto, a fine chiacchierata avevamo pianificato già tutto il percorso insieme, le ristampe in vinile, la stampa del CD live e di "Leave To Nowhere", incluse le date per le uscite delle news e aggiornamenti. Insomma in un giorno ci siamo riempiti tutto il calendario pianificando ogni cosa. Cruz è una bravissima persona, ora anche un grande amico e sopratutto una persona affidabile al 100%. Abbiamo rispettato tutte le scadenze e tutte le tappe di questo viaggio insieme. Avere una label piccola ma cazzuta come la Rude Awakening che crede nel tuo progetto fa veramente la differenza.
Marcello: Grazie del tempo che ci hai dedicato. Io saluto e do appuntamento a tutti quelli che vorranno venirci a vedere, ovunque andremo a  suonare.
Marco: Ciao a tutti e grazie per l’intervista.
Andrea: Ciao a tutti e grazie per il supporto dato alla band nel corso dei decenni.
Mauro: Grazie Ade e un ringraziamento a tutto lo staff di Metal Fury per il vostro instancabile supporto alla scena metal italiana.

sabato 18 gennaio 2025

Norris è tornato nel 1998 e ha intervistato se stesso.


Ho provato a chiedere ad Archimede ma il suo Tubo Del Tempo l'aveva trasformato in una piscina per uccelli. Ho chiesto agli Avengers ma erano impegnati a sconfiggere Thanos. Fortunatamente Doc era disponibile e mi sono fatto mandare indietro nel tempo nel 1998 per chiedere al giovane me stesso cosa accadeva in quel periodo.


 

MF: Ciao Norris, o come ti facevi chiamare nel '98, non ti spaventare. Sono il te stesso 27 anni nel futuro.
Young Norris: Nessuno spavento. Ho visto tutto, Ritorno Al Futuro, L'Esercito Delle Dodici Scimmie, Navigator.
 
MF: E Looper?
Young Norris: Che?
 
MF: Ah, giusto siamo nel 1998.

MF: Che hai in mano?
Young Norris: Che domande, Metal Shock, appena preso in edicola. C'è una montagna di riviste dedicate al metal ma la mia preferita rimane questa.

MF: Vero, quanti ne ho comprati! Che stai ascoltando in questo periodo? Non ricordo bene, sono passati un pò di anni.
Young Norris: E' uscito un disco clamoroso quest'anno, Follow The Leader dei Korn, lo sto consumando. Ma qui nello zaino ho anche i CD di Around The Fur dei Deftones, Volume 8 degli Anthrax e Load dei Metallica.

MF: Oddio, Load, una vita fa!
Young Norris: Come una vita fa, è uscito da 2 anni. E stavolta nel booklet non ci sono nemmeno tutti i testi, sto diventando matto a trascriverli tutti. 

MF: Guarda su internet.
Young Norris: Interche? Quando il telefono non è occupato attacco un filo lunghissimo al PC ma per caricare una pagina ci vuole una vita. Riesco a vedere qualcosa a scuola ma non ho molto tempo per riscrivere tutto quello che vedo. Quell'ora a settimana di informatica la utilizziamo per altro e solo la pagina di Rotten si carica velocemente.

MF: E che ne pensi di Load e ReLoad, questo pure è già uscito.
Young Norris: ReLoad è uscito a fine novembre dello scorso anno, ho la cassetta, lo sto ancora ascoltando per bene ma mi sembrano due ottimi lavori. A me piacciono, con gli amici ovviamente c'è una vera e propria battaglia sul fatto che non siano più quelli di Kill 'Em All e Master Of Puppets. Discutiamo praticamente tutti i giorni.

MF: E aspetta St. Anger!
Young Norris: Che?

MF: Niente, niente. Quindi ci sono ancora i metallari giovani?
Young Norris: Ancora? Ma se siamo tantissimi. 

MF: Non voglio spoilerarti come scopriremo nel futuro la musica. Voi come fate?
Young Norris: Te l'ho detto, Metal Shock e tutte le altre riviste. Quando esce qualcosa di nuovo lo trovo li, difficilmente mi faccio influenzare dalle recensioni, alla fine in un modo o nell'altro compriamo tutto, certo non tutto, te lo ricordi quanto costano i CD si? Ce li dividiamo tra amici, chi prende una cosa, chi un'altra e poi li ascoltiamo insieme. Qualche volta ce li scambiamo. Oppure su MTV, spesso passa qualche video di giorno e la notte diventa sacra con MTV Superock, ho tutte le VHS da parte da conservare per il futuro, altrimenti dove li rivedo tutti quei video?

MF: Non ti preoccupare per questo, lo potrai fare. E le nuove band italiane?
Young Norris: Sempre li. Abbiamo tantissime band italiane che vanno alla grande, i Death SS, Labyrinth, Lacuna Coil, Extrema, Domine, Eldritch, Cappanera, Skylark e tante altre meno famose che è difficile ascoltare ma puoi trovare recensite negli spazi a loro dedicati.

MF: E voi suonate? Cioè tu si, me lo ricordo.
Young Norris: Cavolo, tutti abbiamo una band. Pochi riescono a registrare, per una demo ho appena speso 350000 lire. Ho il DAT originale a casa ma me lo sono fatto riversare su cassetta, altrimenti come lo ascolto!

MF: E dove suonate?
Young Norris: Le prove dove capita, dentro casa, nel garage, in qualche rustico. Per i concerti, qui intorno, ho 17 anni, non ho ancora la patente, te lo ricordi?

MF: Che ne pensi della scena attuale?
Young Norris: Meravigliosa. L'avvento del nu-metal ha dato una spinta ancora maggiore. Ma è uno stile di vita, l'abbigliamento, il carattere, tutto ruota intorno alla musica che ascoltiamo. E ogni giorno si discute col truzzo di turno. 

MF: E i vecchi big?
Young Norris: Quali sono i vecchi big?

MF: Metallica, Iron Maiden, Judas Priest.
Young Norris: Eh vecchi, i vecchi big sono i Deep Purple, i Black Sabbath. I Metallica hanno inciso il primo disco 15 anni fa mica 40. Gli Iron hanno cambiato cantante e pure i Priest. Mi sembra che abbiano tutte le carte in regola per rimanere attivamente sul mercato. Chissà cosa combineranno nei prossimi 20 anni con questi nuovi cantanti.
 
MF: Ehm, poi vedrai.

MF: Secondo te come è possibile che ci siano così tanti amanti del metal tra i ragazzi?
Young Norris: Molti di noi, probabilmente la maggioranza, ha iniziato ad ascoltare musica insieme al padre, io ascoltavo i vinili dei Deep Purple, Status Quo, Black Sabbath, Queen e via discorrendo con lui. E quando inizi a scoprire ed ascoltare musica da solo è impossibile finire sui Backstreet Boys o i Take That, il sentiero porta a ben altro. Poi è pieno di riviste, concerti su VideoMusic e MTV. E il passaparola. Ho convertito qualche amico al Verbo, è impossibile resistere a certe sonorità, ti entrano dentro e non escono più. Ed è pieno di negozi di dischi, la sezione metal è piena di roba che vorrei tutta dentro casa ma temo sarà molto difficile riuscire a comprare tutto finché non inizierò a lavorare.

MF: Ecco Doc, ha trovato il plutonio per portarmi di nuovo nel 2025. E' stato un piacere giovane me. Ci vediamo tra 27 anni.
Young Norris: Prima che tu vada, oltre ad aver scoperto che due corpi nello stesso spazio non si distruggono come in Timecop, promettimi che non smetterai mai di ascoltare questa musica, è troppo importante per me.

MF: Tranquillo, nessuno di noi smetterà mai.
 


giovedì 9 gennaio 2025

Intervista agli Obscura Qalma, i progetti della band, i palchi e un dettagliato resoconto di cibo improbabile in giro per l'Europa.

Negli ultimi scampoli di questo 2024 appena terminato Ade ha intervistato gli OBSCURA QALMA. Cogliamo l'occasione per conoscerli e per tirare le somme dell'anno appena trascorso e sui primi 5 anni di vita della band.
 
MF: Ciao ragazzi, come andiamo?
Theo: Ciao e grazie per lo spazio. Direi bene. Siamo tornati da poco da una serie di date in Europa e stiamo programmando un 2025 interessante su diversi fronti.
 
MF: Prima di arrivare a cosa bolle in pentola per il futuro, io partirei dal principio. Perché vi siete formati e cosa significa il nome Obscura Qalma?
Theo: Gli Obscura Qalma nascono dalle ceneri di band precedenti, uniti dal desiderio di comporre senza preoccuparsi troppo dei generi. Partiamo da due coordinate, che sono suoni pesanti ed atmosfere evocative, e da lì cerchiamo di costruire qualcosa di nostro.
 
MF: Quindi il monicker che avete scelto, Obscura Qalma, cosa significa?
Res: È la singola particella di espressione da cui nasce tutto quello che componiamo, il momento che precede l'esplosione di energia tipico del metal. È il momento di silenzio prima dell'inizio di un concerto e l'emozione sorda che ti accompagna a dormire. La Q serve solo a dare fastidio.
 
MF: Mi raccontate come vi approciate alla composizione dei brani? 
Theo: Solitamente, a livello musicale capiamo cosa vogliamo ottenere e Sirius si prende carico della composizione. Peschiamo anche da generi lontani dal nostro e proviamo ad integrarli con quella che è la nostra proposta. Altre volte sono illuminazioni senza tanti ragionamenti a monte che arrivano a condensare una serie di idee che fino a quel momento non si era riusciti a mettere in ordine. Per quanto riguarda i testi, nascono da temi che riteniamo essere interessanti o da spunti derivanti da libri, musica, film e altro. Sia sulla musica che sui testi poi ci confrontiamo e passiamo poi a fare dei pre-mix e a provare i pezzi in sala prove per avere un'idea più completa di come suoni il pezzo.
 
MF: Perché avete iniziato a suonare? Singolarmente intendo. Quale è stata la molla, quale è stata quella band che ascoltando vi ha fatto pensare "ca**o, voglio suonare anche io!" E quale è stato il musicista che vi ha spinto a scegliere lo strumento che suonate?
Sirius: Suonavo il piano da piccolo, ma presi in mano la chitarra solo dopo aver sentito dei brani dei Deep Purple a 9 anni: Speed King, Woman From Tokio, Fireball e altre. Poi, in cerca di roba nuova in un negozietto vicino casa che vendeva solo album metal, trovai album di Dimmu Borgir, Manowar, In Flames e Burzum. Tentando di suonare quei brani a orecchio composi le mie prime canzoni semplici basate su strutture easy tipo A-B-A-B, stando chiuso in camera mia. Finché, per coincidenza, a 12 anni incontrai gente che voleva suonare musica di quel tipo insieme a me e cominciai a fare il compositore di tutte le band di amici dove mi ritrovavo. Fino agli Obscura Qalma, dove finalmente mi sento di aver raggiunto un buon livello esecutivo e compositivo. 
Theo: Per quanto mi riguarda, lo stimolo è nato passando ogni mattina davanti ad un negozio di strumenti musicali a Venezia. Credo fosse il periodo delle elementari. Da lì ho comprato i primi libri con accordi per suonare canzoni pop. A livello di band invece, una volta entrato alle superiori ho scoperto il punk e in primis i Sex Pistols. Per quanto riguarda lo strumento invece, sono passato dalla chitarra al basso per necessità, attratto però anche da personaggi come Simon Gallup ed Andy Rourke e dal loro sound distintivo.
Res: Dovevo decidere se andare a fare MMA o approfittare di una batteria in una sala prove di cui avevo le chiavi. Ho optato per la seconda e sono contento della mia scelta.
 
MF: Cosa avete in mente per il nuovo anno? Obbiettivi, progetti, idee?
Theo: Abbiamo in programma diverse cose, tra le quali alcuni 'esperimenti'. A gennaio saremo di supporto ai Necrodeath durante una delle date del loro tour di addio. Questo sarà il primo di una serie di live che ci porteranno in giro tra Germania, Svizzera, Belgio, Danimarca e dintorni nell'arco del 2025. A febbraio pubblicheremo un nuovo EP, che presenteremo per la prima volta in una libreria invece che ad un release party. Nel frattempo proseguiremo con la scrittura di un nuovo album che dovrebbe ottimisticamente vedere la luce nel 2026. Questi sono a grandi linee i progetti principali dopodiché staremo a vedere come si svilupperà l'anno e se ci sarà l'occasione di fare anche altro.
 
MF: Perché una presentazione in una libreria?
Theo: Per i testi dell'ultimo EP 'Veils Of Transcendence' abbiamo preso ispirazione in primis dalle opere di Aleister Crowley. Per questo nuovo EP, che sarà collegato a 'Veils', abbiamo pensato ad una location che collegasse le cose. Qui a Venezia c'è una piccola realtà che si occupa prevalentemente di letteratura sci-fi, horror ed esoterica e ci sembrava un luogo perfetto per la release. A loro l'idea è piaciuta molto e l'8 di febbraio saremo loro ospiti.
 
MF: Ha tutta l' aria di essere una gran figata. Quanto incide Venezia, con la sua atmosfera, sul vostro sound, sul vostro modo di comporre? L' anima di una città, la avvertite?
Theo: Qualche tempo fa ti avrei detto di più. La città ha perso parte del suo fascino creativo successivamente al sempre più imperante turismo di massa. Qualche anno fa potevi ancora perderti tra le calli e trovare l'ispirazione nei posti più impensabili. Un po' come facevano gli scrittori che si trasferivano qui in passato e come, posso immaginare, possano fare le persone che visitano Venezia per la prima volta nella loro vita. Quello che tuttora persiste è comunque tutta l'arte disseminata in città, dai musei ai palazzi. La collaborazione di cui ti parlavamo prima con la libreria è nata anche in quest'ottica: ricreare parte di quella connessione tra arti e città.
 
MF: Visto che parliamo di Arte: il vostro rapporto con l'arte figurativa e pittorica com'è? E cosa ne pensate dell'A.I. per produrre artwork et similia?
Theo: Per quanto mi riguarda sono laureato in Economia dell'Arte, mentre Sirius e Res invece sono entrambi nell'ambito creativo, lavorando con modellazione 3D e tutto quello che ci gira intorno e in più comunque siamo tutti appassionati d'arte, quindi ci tocca abbastanza da vicino. Per quanto riguarda l'AI, è un po' l'argomento del momento no? In questi giorni ho visto il mega backlash che hanno subito i Pestilence per aver detto che ricorrono all'AI per le loro grafiche, idem i Deicide qualche tempo fa. In generale, la comunità metal sembra non accettarla come qualcosa che sta comunque impattando il mondo, volenti o nolenti. A me ricorda per certi versi il fenomeno Napster/pirateria. Mentre in questo momento la categoria più colpita è quella dei grafici/pittori/artisti visuali, all'epoca lo erano tutte le band, piccole o grandi. Con l'avvento dell'AI ho la percezione che, da un lato, altre categorie abbiano raggiunto i musicisti nel fare molta più fatica a campare di quello che fanno, e dall'altro, come contraltare, permetta a qualunque band di potersi fare le grafiche del proprio album. Credo, a livello personale, che l'equilibrio stia un po' nel mezzo. L'AI, come qualunque altro strumento, è messo in mano a delle persone, che possono utilizzarlo, se decidono di farlo, in un modo oppure in un altro. Ti faccio un esempio: una copertina od un testo fatti con l'AI sono riconoscibilissimi. Una copertina dove il soggetto base sia stato fatto con l'AI e poi rimaneggiato da qualcuno che sa usare programmi di grafica, od un testo il cui soggetto sia stato ispirato dall'AI e che poi sia stato articolato da un essere umano, sono differenti. Quello che voglio dire è che, magari in futuro non sarà così ma attualmente le competenze di chi maneggia lo strumento devono comunque essere di un certo tipo. Non basta scrivere 2 righe su ChatGpt per avere un risultato di livello. L'AI non ha impattato solo il mondo della musica e intorno ad essa si sono formate figure professionali come quella dei prompt engineers; si è creato quindi un insieme di competenze che permettono di ottenere risultati diversi da chi usa l'intelligenza artificiale con meno metodo. Grafici e disegnatori che hanno inglobato queste nuove competenze ce ne sono in giro e a quanto ho visto sono pure molto ricercati. Credo che poi il giudizio finale rimanga nelle mani di chi usufruisce della musica, al quale rimarrà la scelta di poter continuare a supportare o meno band che scelgano di lavorare con l'AI.
 
MF: Parliamo ora del versante live. Come vi ponete nella questione "Basi si/no/dipende da come/dipende da cosa?
Theo: Per quanto riguarda i nostri live sono piuttosto essenziali, avendo in base tutto ciò che è legato alle orchestre, ed avendo poi tutto a metronomo, luci comprese. Credo si possa fare un discorso analogo a quello sull'AI: la discriminante è l'uso che se ne fa, e il modo in cui poi reagisce il pubblico. Per dire, tempo fa avevo letto una discussione sul temam se non ricordo male riguardante gli Sleep Token, dove il terreno di gioco era: "basi dal vivo no, perchè voglio sentire cosa la band è effettivamente capace di  suonare" VS "con quello che pago di biglietto, più roba c'è, meglio è". 
 
MF: Arriviamo al nocciolo. Cosa è per voi la musica, e chi ve lo fa fare?
Theo: E' un bisogno principalmente. Sentiamo il bisogno fisico di suonare, di suonare dal vivo, di creare cose. Personalmente, mi prende bene creare uno spettacolo e andare in giro per il mondo e vedere come il pubblico lo accoglie. Per me è abbastanza win-win dato che adoro pure viaggiare. Vero che poi finisci per vedere solo il locale e il kebabbaro aperto alle 3 di notte, ma va bene così, eh eh. 
 
MF: Dimmi i peggiori kebabbari in cui siete stati.
Theo: Non mi sentirai mai parlar male dei santuari che ci sfamano in orari improbabili, per me sono tutti buoni. Menzione particolare per il wrap kebab piccante di 2 metri che ci hanno fatto recapitare i ragazzi dell'ArtBar di Brno.
 
MF: Un panino di due metri?
Theo: Mai come in quel caso un'iperbole si è avvicinata alla realtà, ah ah ah.
 
MF: Res invece che ne dice? Avventure a orari improbabili in pizzerie di dubbia etica?
Theo: Ti dico solo che quando hai fame, anche una pizza slovacca con gli spicchi d'aglio a pezzetti sopra è nouvelle cuisine.
Sirius: Ma comunque la situazione sta migliorando. Ricordo il nostro primo tour dove suonammo in dei locali assurdi, uno pieno zeppo di ritratti di polli e galline affissi sui muri dove ci si offrì un pentolone di verdure km zero, fatte in casa, ma quasi velenose ed in 6 riscontrammo problemi nei giorni successivi. Il giorno dopo fummo obbligati a cenare con Goulash e non ci avrebbero fatto fare il soundcheck se non avessimo finito il piatto. Ricordo un Res particolarmente alterato che in due violente cucchiaiate ingurgitò il piatto è comincio a fare il soundcheck al doppio dei bpm. Per non parlare delle colazioni in locali che odoravano di mozzicone e salami stagionati male. Poi il cibo in verità era tutto buono, ah ah. Quindi anche se a volte "i modi" sono differenti da quello che ci si aspetterebbe il cibo è sempre stato ottimo. Tranne quella specie di yogurt e lardo rosa in dispenser che trovammo in Bosnia a colazione, non ebbi il coraggio, secondo me era un test.
Res: Res apprezza dal profondo del cuore lo sforzo che il mondo fa per rispettare la cucina italiana. Il tentativo è sempre apprezzato, la mia positività non verrà abbattuta da un cracker con pomodoro ed emmenthal dipinti sopra chiamato "pizza".
 
MF: Signori, siamo giunti al momento dei saluti, e dei buoni propositi.Dite quello che volete a chi ci legge.
Res: Tutto brucia, tutto finisce. Il tempo è un invenzione. La pizza ed il caffè portateveli da casa.
Theo: Grazie per lo spazio Ade. Sul sito della band ci sono le date aggiornate del prossimo tour. Ci vediamo in giro.
 

Obscura Qalma - sito ufficiale

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Testimoni di un tempo che sta inesorabilmente passando.

Ozzy Osbourne e ancora prima Ronnie James Dio, Jon Lord, Alvin Lee, Freddie Mercury, Lemmy, Eddie Van Halen e tanti altri che sono andati vi...