giovedì 24 aprile 2025

Due chiacchiere con gli Ikitan a pochi giorni dall'uscita di "Shaping The Chaos".

Abbiamo scambiato due parole con gli Ikitan, heavy post-rock band fondata a Genova nel 2019 che ha rilasciato da pochi giorni l'album "Shaping The Chaos".
 
MF: Ciao ragazzi, come va? Che si dice in casa Ikitan?
Enrico: Tutto bene, finalmente è uscito il nostro album di debutto “Shaping The Chaos”. Ci sono voluti 4 anni per finirlo, anni nei quali è successo di tutto, e siamo doppiamente orgogliosi di questo piccolo grande traguardo come band.
Nell’ultimo anno in particolare siamo stati impegnati nella produzione del prodotto finito. Luca è non solo il chitarrista degli Ikitan ma anche ingegnere del suono e si è occupato lui di registrare, mixare e masterizzare il disco. Ora stiamo seguendo le fasi promozionali e di produzione fisica del disco. Tutte cose “invisibili” ma che nella vita di una band indipendente e autoprodotta hanno un loro peso e che occupano molto tempo. Ma è anche una parte molto divertente e gratificante, oltre a quella più prettamente musicale.
 
MF:  Intanto, perché "Shaping the Chaos"?
Luca:  Sicuramente suona un po’ altisonante come titolo ma quella di dare “forma al caos” non è una pretesa nostra. Nella narrazione é Ikitan stesso (il personaggio in copertina, Dio del suono derivante dalle pietre) che ha creato scompiglio generando i fenomeni naturali da cui abbiamo preso i titoli dei brani, plasmando la terra guidato dalla sua ira.
 
MF:  Bel concept, interessante. Chi ha avuto l'idea e come?
Luca: Ikitan mi è saltato fuori in qualche ricerca on line intorno alla mitologia Azteca e mi è subito piaciuto come nome per una band in quanto Dio del suono derivante dalle pietre. Tutta la  storia a partire dal primo EP “Twenty-Twenty” fino al disco in uscita adesso è cresciuta tra i muri della sala prove immaginando che la deriva presa dalla società abbia risvegliato questa divinità.
 
 
MF: Cosa avrebbe risvegliato Ikitan e perché lo avrebbe fatto così incazzare?
Matteo: Ikitan è per 2/3 ligure e 1/3 sardo è normale che sia incazzato quando si sveglia ma sotto sotto è buono.
 
MF:  Come avete iniziato a suonare, chi vi ha fregato?
Enrico: Bella domanda, è stata l’ira di Ikit… no no, ok serio: ho iniziato da bambino, i miei genitori inizialmente hanno cercato di traviarmi affidandomi un clarinetto che girava per casa ma la voglia di fare casino con qualcosa da percuotere evidentemente era già dentro me e questo non era negoziabile.
Da allora è stato un susseguirsi di cover band, progetti originali, band estemporanee e un sacco di persone e situazioni più o meno divertenti, con un focus sempre più spinto sul creare qualcosa di mio in contesti anche molto diversi tra loro. L’incontro con questi ragazzi invece avviene su Facebook, con un annuncio su un gruppo per musicisti genovesi (a chi legge l’arduo compito di capire quali 2/3 sono liguri e quale terzo è sardo). Ci siamo intercettati nei mesi appena precedenti l’inizio della pandemia, era settembre 2019 mi pare, e da lì boom, eccoci qui: ci siamo fregati!
 
MF: E individualmente, perché avete iniziato a suonare? Qual è stato il momento decisivo in cui avete detto "lo voglio fare anche io"!
Matteo: Ho iniziato a suonare da ragazzino praticamente per caso, ma dopo che mi hanno regalato la prima chitarra è stato come imparare a parlare o a camminare. Una necessità. Poi ho scelto il basso perché la chitarra era troppo difficile, eh eh, ed ero rimasto stregato dai video di Cliff Burton.
 
MF:  Eccolo lì il responsabile, Cliff Burton! E per Luca e Enrico, chi vi ha traviato?
Enrico: Nonostante l’infamata di cui sopra sul clarinetto, i miei genitori e mia sorella sono sempre stati grandi amanti della musica, e una chitarra, strumento per me ancora misteriosissimo, era sempre in funzione in qualche modo in casa. Tra i loro preferiti c’era certamente De Andrè, e quindi avrei forse potuto capire fin da piccolissimo che sarei finito a Genova? Il momento clou? Non saprei identificarlo, ma forse l’apparizione di Elio E Le Storie Tese a Sanremo 1996 è stato il primo momento davvero catalizzante verso un certo tipo di discorso musicale “diverso”.
I primi video su TMC2 (o MTV?) attorno a quegli anni, con l’uscita di album quali Mondi Sommersi dei Litfiba, Earthling di David Bowie e Nine Lives degli Aerosmith, hanno contribuito a farmi vedere “dal vivo” cosa volesse dire stare su un palco e suonare la batteria.
Luca: Io ho cominciato a suonare la chitarra da ragazzino e sicuramente grazie ad un bravo maestro la malattia di suonare non è mai passata. Se proprio devo pensare a un prima e dopo devo dire che la prima chitarra che ho comprato con i miei risparmi é stata una “diavoletto” alla Angus Young. Che ci posso fare.
 
MF: Che differenza c'è, musicale, compositiva, tra quest'ultimo lavoro e il precedente?
Enrico: Alcune delle canzoni che si trovano in “Shaping The Chaos” derivano dalle stesse jam che hanno dato vita al precedente “Twenty-Twenty”, mentre altre sono state messe a punto più di recente. Altre ancora sono creazioni più “puntuali” di una sola persona della band, creazioni che poi abbiamo arricchito ed eseguito ma che fondamentalmente non sono state frutto di un lavoro di squadra vero e proprio.
La modalità di composizione “classica” per gli Ikitan fin qui è: lunghe improvvisazioni in sala, registrate con un telefono in sala, e poi si va a lavorare di fino per creare arrangiamenti e strutture che ci soddisfino appieno. Alcuni brani, oggi come per il primo EP, hanno richiesto più dedizione, altri sono un po’ più “ready to go” e non si discostano tantissimo dalla loro prima esecuzione.
La differenza fondamentale è che “Twenty-Twenty” era un unico brano di 20 minuti e 20 secondi con alcuni temi che si ripetevano all’interno della suite, mentre in “Shaping The Chaos”, pur mantenendo lo stesso approccio emozionale e strumentale, i brani sono a se stanti e di durata inferiore. 

MF: Qual è quindi in dettaglio il concept dietro l' album?
Enrico: Ti ringrazio per la domanda! Per “Shaping The Chaos” ci siamo ispirati a fenomeni naturali inspiegabili del pianeta Terra. Ciascuno di questi ispira le canzoni dell’album. Si passa dalle cascate di sangue al luogo in cui è caduto il meteorite che ha portato all’estinzione dei dinosauri, dalla porta dell’inferno al suono della balena più sola al mondo. Un vero viaggio intorno al mondo, ma stile Ikitan, insomma.
 
MF:  Avete in mente di girare un video per uno dei brani?
Luca: Mah non si sa mai. In passato abbiamo fatto un video suonando live su una fortezza nei dintorni di Genova. Penso che per noi abbia più senso una cosa del genere piuttosto che un video in playback.
 
MF:  Ok ragazzi, siamo arrivati alla conclusione, grazie per la chiacchierata.
Enrico: Grazie mille a voi e speriamo che Shaping The Chaos vi piaccia!
 
 

 

martedì 1 aprile 2025

E' il momento di conoscere Niel, progetto solista di Daniele Salsini.

Due chiacchiere con Niel, progetto solista di Daniele Salsini, lontano dai lidi grunge che hanno caratterizzato i suoi primi anni di attività ma forse non così tanto. Ne parla con il nostro Ade.

MF: Ciao Niel, come va? 
Niel: Ciao, direi alla grande.
 
MF: So che hai un disco in uscita, raccontaci qualcosa. 
Niel: OscenaMente. Questo è il nuovo album su cui sto lavorando. Saranno 10 pezzi inediti, scritti con spirito istintivo, crudi e diretti. Mi permetto di dire che sarà un lavoro che nel bene o nel male farà parlare l'ascoltatore. Uscita prevista per il 3 giugno. Aprirò la strada ad OscenaMente il 19 aprile con un nuovo singolo. Dopo In Vino Veritas, gia disponibile all'ascolto, uscirà Frankenstein. Un pezzo dalle sonorità punk rock.
 
MF: Qual è il leit motiv dell' album? Dieci pezzi che parlano di cosa?
Niel: La mia peculiarità è essere estremamente diretto, senza alcun filtro o limitazioni artistiche o di genere. Nei miei testi parlo di quello che ho vissuto su pelle, di ogni forma di sentimento e argomento che mi fa provare un emozione. Spesso sono testi provocatori, ironici, molto espliciti o profondamente intensi. Mentre per quanto riguarda la parte strumentale, proprio perché compongo in totale libertà, spazio dal punk rock, al metal, al grunge. Di fatti amo definire questo mio progetto solista "alternative rock umorale".
 
MF: Ci sono differenze tra OscenaMente e i tuoi lavori precedenti? Visto che è "umorale" il tuo comporre, immagino siano legati al tuo sentire e al tuo essere. Quindi, sei cambiato, hai messo qualcosa di diverso?
Niel: Ho esordito con questo progetto solista con un EP chiamato "IntimaMente" i titoli sono volutamente scritti con un nesso. Nel primo EP parlo e metto a nudo la parte più intima e emozionalmente nascosta di me. Con OscenaMente ho voluto continuare questo percorso ma ampliando la scrittura pensando a tutto quello che accade intorno a me e al vissuto di ognuno di noi. Sicuramente in OscenaMente trattando più argomenti, l'ascoltatore potrà trovare più grinta e situazioni emozionali diverse.


MF: Quali sono le coordinate musicali su cui ti muovi? Dove c'è il limite per te? Per quanto uno sia libero di fare ciò che vuole, c'è un limite tra ciò che gli piace e ciò che non farebbe mai.
Niel: Musicalmente parlando prendo ispirazione da gruppi che variano da Nirvana ai Rammstein ai Bad Religion ma non seguo nessun modello in particolare e questo si sente in OscenaMente. Per quanto riguarda la libertà di scrittura sono molto pungente, provocatorio e senza mezzi termini. Non prendo ispirazione da nessuno nel modo in cui scrivo. Ma cerco di esser sempre rispettoso e non offensivo. Poi se nel testo tratto un certo argomento e c'è  da mandare a fanc**o qualcuno lo faccio. Ma perché sarebbe ipocrita non farlo in quel contesto. Una cosa che credo non tratterò mai nei miei testi è sicuramente la politica.

MF: Eh, li i vaffanc**o si sprecherebbero.
Niel: Di sicuro non me li risparmio.

MF: Come e perché hai iniziato a suonare?Chi è stato a fregarti?
Niel: Ho iniziato nell'ormai lontano 2000. Nel mio piccolo paesino della provincia di Lucca tutti erano discotecari, ma mi sono sempre sentito molto a disagio in quel contesto. Poi un amico un giorno mi fece sentire una compilation punk e i Nirvana. Di lì capii che quella era la mia strada. Insieme al mio migliore amico, presa confidenza con il rock, fondammo a fine 2000 gli Unnamed, una band grunge. Da quel momento non ho più potuto far a meno della musica e di suonare. Un amore, anche se turbolento, senza fine che davvero mi ha salvato il culo nel percorso della mia vita. Oggi ho 44 anni e non suono ne per gloria o per sogni di fama, ma come cito spesso ho solo un fottutissimo bisogno di fare musica per sentirmi vivo. È  l'unica valvola di sfogo che conosco.

MF: Ti è mai successo di odiarla la Musica? Anche solo per brevi periodi eh, ma ti sei mai sentito come se fosse di troppo nella tua vita, come un elemento di disturbo continuo, un mormorio costante che non cessa mai e rischia di farti perdere il senno?
Niel: Questa è una bella domanda. No. Non ho mai odiato la musica. Ho avuto alti e bassi. Mi è  mancata nei momenti in cui non l'ho fatta.
Ma, semmai, ho odiato e spesso mi succede ancora di odiare tutto quello che gira intorno alla musica. A partire dal sistema, tutti quelli  che chiedono soldi anche solo per recensire un disco o entrare in qualche playlist di "presunti" ascolti. Mi è  capitato di odiare chi non ascolta musica e poi si lamenta che non c'è mai nulla di nuovo e esce di casa solo per andare a vedere la cover band di turno. Queste cose sono quelle che a volte mi hanno fatto pensare ma che suono a fare? Poi la risposta è un po come ho detto prima, lo faccio perché mi fa sentire vivo. Una volta un conoscente mi chiese "Come mai continui a fare musica, nonostante l'età e che ormai sai che non potrà essere un lavoro?" Io semplicemente risposi con "prova a smettere di respirare, non puoi farlo volontariamente". Ecco perchè continuo a fare musica.

MF: Si, la quantità di parassiti intorno alla musica fa schifo anche a me. Senti mai la frustrazione di sentire, vedere, che quello che stai proponendo, buona parte di te, intima e privata, che metti a nudo, ti viene chiesto di trattarla come una scatola di fagioli? Etichette, marketing, finzioni varie e una parte della tua anima venduta sugli scaffali come una merce di consumo qualsiasi?
Niel: Ormai, negli anni ho raggiunto una consapevolezza abbastanza ferrea. Ho fatto il callo su certi atteggiamenti, richieste, proposte. Certo che alcune cose danno sempre fastidio. Ma a questo punto della mia "esperienza" conoscendo bene gli sciacalli della musica, cerco di guardare oltre e puntare più sui benefici che posso ottenere, che sulla parte "malata". Poi essendo totalmente autoprodotto e indipendente ho modo di scegliere, decidere autonomamente per la mia musica.

MF: Visto che abbiamo toccato il tema nella sua accezione negativa, ora parlami di tutte le persone per bene che hai incontrato invece. A volte è meglio spostare il focus su questo, altrimenti si rischia di vedere tutto nero. In questi anni, con chi hai collaborato e chi ha contribuito in qualche modo al tuo percorso?
Niel: Fortunatamente, anche se poche, in questo percorso musicale di persone fondamentali, buone e vere ne ho trovate. Partendo dal mio compianto migliore amico Emanuele con il quale iniziai a fare musica con gli Unnamed nel 2000. Insieme eravamo un unico pilastro, un supporto reciproco.  A lui è  dedicata Angelo
Dal Cielo Grigio, primo singolo che ho pubblicato con Niel. Nel corso del tempo ho trovato poi grande supporto dall'amico Stefano Giambastiani degli Acid Brains, che mi ha incoraggiato a cedere e buttarmi in questo progetto solista. Ci sono altre due persone davvero fondamentali per me in questo percorso. Davide e Pamela dello Studio Meda Sound dove ho registrato sia IntimaMente che OscenaMente. Oltre ad essere persone professionali, competenti nel loro lavoro sempre pronte a farsi in quattro e disponibili sono grandi amici e senza di loro Niel non esisterebbe oggi. Quindi per questo posso ritenermi fortunato e tengo conto più di questo lato buono che di quello oscuro.

MF: With a Little help from my friends cantavano i Beatles. Mi puoi parlare del primo singolo che uscirà il 19 aprile?
Niel: Frankenstein è una bomba di energia suonata a 200 bpm. Un pezzo che incarna il mio lato punk rock nei ritornelli e nella linea vocale, ma con un basso più "metal". Parla di chi si sente diverso, scomodo, non a suo agio in questo mondo finchè non trova energia, vitalità e  voglia di vivere nella musica. Ho pensato a me stesso quando ho scritto il testo, come spesso accade. La parte strumentale come tutte le mie canzoni nasce dal mio istinto. Non studio mai un pezzo a tavolino. Compongo d'istinto poi chiaramente apporto modifiche la dove non mi soddisfa.

MF: Niel è un progetto one man band. Hai collaborato con qualcuno per OscenaMente o è tutto tuo?
Niel: Si! Ad esempio in Lady Tossica, traccia 8 dell'album, c'è al basso Marianna dei Dora Maar e alla chitarra solista Lorenzo dei Cane Di Goya. Persone e musicisti che stimo molto. Poi non essendo un solista ho chiesto a Davide dello Studio Meda Sound di curare gli assoli in più canzoni.

MF: Per portare dal vivo la tua musica come fai?
Niel: Basi su PC, scheda audio collegata al mixer poi canto e suono la chitarra sopra le basi. Un po come fosse una band, solo che parti di basso, batterie e tastiere sono pre-registrate.

MF: Dimmi i 5 dischi che ti hanno cambiato la vita.
Niel: Bleach dei Nirvana, Dirty dei Sonic Youth, Mutter dei Rammstein, Superfuzz Bigmuff dei Mudhoney, A Sangue Freddo de Il Teatro degli Orrori.

MF:  E i cinque artisti che non sopporti.
Niel: Te ne dico uno che vale per cinque. Non sopporto ne alla vista ne all'udito, nemmeno leggere qualcosa che riguardi i fratelli Gallagher. Anche per altri non simpatizzo come Axel Rose ma li tollero. Mentre per quel duo ho proprio un forte rigetto. Se li passano in un locale esco fuori anche se diluvia o fa meno 40 gradi.

MF: Eh, quelli fanno quell'effetto a molti. Siamo in chiusura Daniele, di quello che vuoi a chi ci leggerà.
Niel: Vorrei ringraziare te Ade per questa intervista, ma anche per l'impegno che metti ogni giorno per promuovere "gente" come me. Poi un ringraziamento lo faccio a tutti quelli che provano, cercano e sono curiosi di scoprire nuove realtà indipendenti. Ricordate che per chi fa musica ai miei livelli il vostro supporto è fondamentale, è il motore che ci dà la spinta per non essere dei fantasmi. Fatemi sapere nel bene o nel male cosa pensate della mia musica. Ciao e grazie da Niel.

Testimoni di un tempo che sta inesorabilmente passando.

Ozzy Osbourne e ancora prima Ronnie James Dio, Jon Lord, Alvin Lee, Freddie Mercury, Lemmy, Eddie Van Halen e tanti altri che sono andati vi...