Abbiamo scambiato due parole con gli Ikitan, heavy post-rock band fondata a Genova nel 2019 che ha rilasciato da pochi giorni l'album "Shaping The Chaos".
MF: Ciao ragazzi, come va? Che si dice in casa Ikitan?
Enrico: Tutto bene, finalmente è uscito il nostro album di debutto “Shaping The Chaos”. Ci sono voluti 4 anni per finirlo, anni nei quali è successo di tutto, e siamo doppiamente orgogliosi di questo piccolo grande traguardo come band.
Nell’ultimo anno in particolare siamo stati impegnati nella produzione del prodotto finito. Luca è non solo il chitarrista degli Ikitan ma anche ingegnere del suono e si è occupato lui di registrare, mixare e masterizzare il disco. Ora stiamo seguendo le fasi promozionali e di produzione fisica del disco. Tutte cose “invisibili” ma che nella vita di una band indipendente e autoprodotta hanno un loro peso e che occupano molto tempo. Ma è anche una parte molto divertente e gratificante, oltre a quella più prettamente musicale.
Nell’ultimo anno in particolare siamo stati impegnati nella produzione del prodotto finito. Luca è non solo il chitarrista degli Ikitan ma anche ingegnere del suono e si è occupato lui di registrare, mixare e masterizzare il disco. Ora stiamo seguendo le fasi promozionali e di produzione fisica del disco. Tutte cose “invisibili” ma che nella vita di una band indipendente e autoprodotta hanno un loro peso e che occupano molto tempo. Ma è anche una parte molto divertente e gratificante, oltre a quella più prettamente musicale.
MF: Intanto, perché "Shaping the Chaos"?
Luca: Sicuramente suona un po’ altisonante come titolo ma quella di dare “forma al caos” non è una pretesa nostra. Nella narrazione é Ikitan stesso (il personaggio in copertina, Dio del suono derivante dalle pietre) che ha creato scompiglio generando i fenomeni naturali da cui abbiamo preso i titoli dei brani, plasmando la terra guidato dalla sua ira.
MF: Bel concept, interessante. Chi ha avuto l'idea e come?
Luca: Ikitan mi è saltato fuori in qualche ricerca on line intorno alla mitologia Azteca e mi è subito piaciuto come nome per una band in quanto Dio del suono derivante dalle pietre. Tutta la storia a partire dal primo EP “Twenty-Twenty” fino al disco in uscita adesso è cresciuta tra i muri della sala prove immaginando che la deriva presa dalla società abbia risvegliato questa divinità.
Matteo: Ikitan è per 2/3 ligure e 1/3 sardo è normale che sia incazzato quando si sveglia ma sotto sotto è buono.
MF: Come avete iniziato a suonare, chi vi ha fregato?
Enrico: Bella domanda, è stata l’ira di Ikit… no no, ok serio: ho iniziato da bambino, i miei genitori inizialmente hanno cercato di traviarmi affidandomi un clarinetto che girava per casa ma la voglia di fare casino con qualcosa da percuotere evidentemente era già dentro me e questo non era negoziabile.
Da allora è stato un susseguirsi di cover band, progetti originali, band estemporanee e un sacco di persone e situazioni più o meno divertenti, con un focus sempre più spinto sul creare qualcosa di mio in contesti anche molto diversi tra loro. L’incontro con questi ragazzi invece avviene su Facebook, con un annuncio su un gruppo per musicisti genovesi (a chi legge l’arduo compito di capire quali 2/3 sono liguri e quale terzo è sardo). Ci siamo intercettati nei mesi appena precedenti l’inizio della pandemia, era settembre 2019 mi pare, e da lì boom, eccoci qui: ci siamo fregati!
Da allora è stato un susseguirsi di cover band, progetti originali, band estemporanee e un sacco di persone e situazioni più o meno divertenti, con un focus sempre più spinto sul creare qualcosa di mio in contesti anche molto diversi tra loro. L’incontro con questi ragazzi invece avviene su Facebook, con un annuncio su un gruppo per musicisti genovesi (a chi legge l’arduo compito di capire quali 2/3 sono liguri e quale terzo è sardo). Ci siamo intercettati nei mesi appena precedenti l’inizio della pandemia, era settembre 2019 mi pare, e da lì boom, eccoci qui: ci siamo fregati!
MF: E individualmente, perché avete iniziato a suonare? Qual è stato il momento decisivo in cui avete detto "lo voglio fare anche io"!
Matteo: Ho iniziato a suonare da ragazzino praticamente per caso, ma dopo che mi hanno regalato la prima chitarra è stato come imparare a parlare o a camminare. Una necessità. Poi ho scelto il basso perché la chitarra era troppo difficile, eh eh, ed ero rimasto stregato dai video di Cliff Burton.
MF: Eccolo lì il responsabile, Cliff Burton! E per Luca e Enrico, chi vi ha traviato?
Enrico: Nonostante l’infamata di cui sopra sul clarinetto, i miei genitori e mia sorella sono sempre stati grandi amanti della musica, e una chitarra, strumento per me ancora misteriosissimo, era sempre in funzione in qualche modo in casa. Tra i loro preferiti c’era certamente De Andrè, e quindi avrei forse potuto capire fin da piccolissimo che sarei finito a Genova? Il momento clou? Non saprei identificarlo, ma forse l’apparizione di Elio E Le Storie Tese a Sanremo 1996 è stato il primo momento davvero catalizzante verso un certo tipo di discorso musicale “diverso”.
I primi video su TMC2 (o MTV?) attorno a quegli anni, con l’uscita di album quali Mondi Sommersi dei Litfiba, Earthling di David Bowie e Nine Lives degli Aerosmith, hanno contribuito a farmi vedere “dal vivo” cosa volesse dire stare su un palco e suonare la batteria.
I primi video su TMC2 (o MTV?) attorno a quegli anni, con l’uscita di album quali Mondi Sommersi dei Litfiba, Earthling di David Bowie e Nine Lives degli Aerosmith, hanno contribuito a farmi vedere “dal vivo” cosa volesse dire stare su un palco e suonare la batteria.
Luca: Io ho cominciato a suonare la chitarra da ragazzino e sicuramente grazie ad un bravo maestro la malattia di suonare non è mai passata. Se proprio devo pensare a un prima e dopo devo dire che la prima chitarra che ho comprato con i miei risparmi é stata una “diavoletto” alla Angus Young. Che ci posso fare.
MF: Che differenza c'è, musicale, compositiva, tra quest'ultimo lavoro e il precedente?
Enrico: Alcune delle canzoni che si trovano in “Shaping The Chaos” derivano dalle stesse jam che hanno dato vita al precedente “Twenty-Twenty”, mentre altre sono state messe a punto più di recente. Altre ancora sono creazioni più “puntuali” di una sola persona della band, creazioni che poi abbiamo arricchito ed eseguito ma che fondamentalmente non sono state frutto di un lavoro di squadra vero e proprio.
La modalità di composizione “classica” per gli Ikitan fin qui è: lunghe improvvisazioni in sala, registrate con un telefono in sala, e poi si va a lavorare di fino per creare arrangiamenti e strutture che ci soddisfino appieno. Alcuni brani, oggi come per il primo EP, hanno richiesto più dedizione, altri sono un po’ più “ready to go” e non si discostano tantissimo dalla loro prima esecuzione.
La differenza fondamentale è che “Twenty-Twenty” era un unico brano di 20 minuti e 20 secondi con alcuni temi che si ripetevano all’interno della suite, mentre in “Shaping The Chaos”, pur mantenendo lo stesso approccio emozionale e strumentale, i brani sono a se stanti e di durata inferiore.
La modalità di composizione “classica” per gli Ikitan fin qui è: lunghe improvvisazioni in sala, registrate con un telefono in sala, e poi si va a lavorare di fino per creare arrangiamenti e strutture che ci soddisfino appieno. Alcuni brani, oggi come per il primo EP, hanno richiesto più dedizione, altri sono un po’ più “ready to go” e non si discostano tantissimo dalla loro prima esecuzione.
La differenza fondamentale è che “Twenty-Twenty” era un unico brano di 20 minuti e 20 secondi con alcuni temi che si ripetevano all’interno della suite, mentre in “Shaping The Chaos”, pur mantenendo lo stesso approccio emozionale e strumentale, i brani sono a se stanti e di durata inferiore.
MF: Qual è quindi in dettaglio il concept dietro l' album?
Enrico: Ti ringrazio per la domanda! Per “Shaping The Chaos” ci siamo ispirati a fenomeni naturali inspiegabili del pianeta Terra. Ciascuno di questi ispira le canzoni dell’album. Si passa dalle cascate di sangue al luogo in cui è caduto il meteorite che ha portato all’estinzione dei dinosauri, dalla porta dell’inferno al suono della balena più sola al mondo. Un vero viaggio intorno al mondo, ma stile Ikitan, insomma.
MF: Avete in mente di girare un video per uno dei brani?
Luca: Mah non si sa mai. In passato abbiamo fatto un video suonando live su una fortezza nei dintorni di Genova. Penso che per noi abbia più senso una cosa del genere piuttosto che un video in playback.
MF: Ok ragazzi, siamo arrivati alla conclusione, grazie per la chiacchierata.
Enrico: Grazie mille a voi e speriamo che Shaping The Chaos vi piaccia!
Nessun commento:
Posta un commento