mercoledì 19 febbraio 2025

Chemistry-X is back in town!

Stanno tornando i Chemistry-X. Dopo gli ultimi singoli rilasciati e un 2024 di sabbatico silenzio, Norris ha fatto una chiacchierata con la band che ha tutta l'intenzione di far parlare di sé quest'anno.
 
MF: Ciao ragazzi. Abbiamo già collaborato in passato con voi durante una "Metal Fury Night" di qualche anno fa ma per chi non vi conoscesse ancora, chi sono i Chemistry-X?
Chemistry-X: I CX sono una band nata nel periodo sbagliato e nel paese sbagliato. Ma forse questo è ciò che ci ha unito maggiormente e ci ha fatto apprezzare ancor di più ciò che facciamo, la passione e l'amicizia che ci uniscono ormai da quasi 20 anni. Nel nostro ultimo singolo "Immunity (Sick in the mind)" ci definiamo nu-metal juggernaut, non siamo mai cambiati, abbiamo sempre creduto nella nostra proposta musicale e stilistica che ci è valsa tanti apprezzamenti.
 
MF: E' stato un 2024 dove abbiamo avuto poche notizie su di voi, a cosa vi siete dedicati e a cosa state lavorando?
Chemistry-X: E’ stato un anno poco prolifico a livello musicale. Siamo in una fase della nostra vita in cui la sfera privata sta prendendo il sopravvento e per questo la nostra attività si è notevolmente rallentata. Oltretutto D.3xp e Dild-1 (chitarra e basso) vivono e lavorano fuori Sulmona. Ciò non toglie che continuiamo a lavorare sotto traccia. Abbiamo un ca**o di album da rilasciare e ne abbiamo una fot**ta voglia perché è veramente una bestia spietata, qualcosa che almeno in Italia non si è mai sentito! 

MF: Alla luce del revival oltreoceano del nu-metal, incredibilmente “a causa” di TikTok e della nuova generazione tra le varie motivazioni, pensate ci sia possibilità che si possa muovere qualcosa anche da noi magari sperando in parte di tornare a quei gloriosi momenti dei primi anni duemila dove i Korn, i Limp Bizkit o i Deftones passavano tranquillamente in TV ad ora di pranzo?
Chemistry-X: Abbiamo un’opinione estremamente negativa del nostro panorama musicale. Se solo pensiamo a ciò che i giovani italiani ascoltano oggi, indipendentemente dal genere, veramente la cosa è sconfortante. Tuttavia c’è qualche giovane che spinge forte sulle nostre tracce e che va a rispolverare il nu-metal di fine '90 e inizi 2000. In percentuale sono pochissimi. Basta solo vedere i tour europei delle band metal in generale. Quante date fanno in Italia? Se siamo fortunati una sola, mentre nel resto d’Europa, magari ne fanno almeno 2 o 3 per nazione. Credo questo avvenga perché qua c’è veramente poca richiesta. Ci auguriamo che questa tendenza cambi e nel frattempo ci dobbiamo tenere cari tutti coloro che nonostante tutto continuano ad ascoltare ed a identificarsi nel metal, rock, punk e generi alternativi in generale. 
 
 
 
MF: Siamo ad un live dei Chemistry-X, cosa deve aspettarsi chi sta sotto il palco?
Chemistry-X: Deve aspettarsi che quel culo non riuscirà mai a farlo stare fermo. Abbiamo un sound che alterna metallo pesante a musica latina. Ai nostri concerti abbiamo visto metallari ballare e truzzi pogare. 

MF: Gli ultimi anni hanno dato grandissima libertà agli artisti e alle band. Nonostante sia innegabile la necessità in molti casi ancora di una forte etichetta e di un ottimo ufficio stampa, penso ad artisti come Tom McDonald che è ormai un nome molto conosciuto nell’hip hop e che finisce regolarmente ai primi posti in classifica senza avere praticamente niente e nessuno dietro. Può funzionare anche nel nostro mondo il “Do it yourself”?
F. Fil: Innanzitutto props a Tom McDonald! E’ una bestia!
Chemistry-X: Stai parlando con una band che si è sempre fatta tutto da sola. Ci siamo prodotti un EP da soli in sala prove, abbiamo prodotto 2 album (di cui uno uscirà a breve) in studio, ci siamo distribuiti sempre tutto da soli, ci siamo realizzati grafiche da soli, fatti la promo da soli e così via. Non abbiamo mai ceduto alle lusinghe di chi non ci avrebbe rispettati come artisti e come persone che non fanno questo di mestiere, seppur l’abbiamo anche sognato. Tutto questo lo abbiamo fatto già in tempi in cui non c’erano i mezzi di oggi. Viviamo tutti nello stesso mondo per cui crediamo che possa funzionare con tutti i generi. Bisogna essere veramente bravi a sapersi muovere coi tempi giusti e nel modo giusto, senza scadere nel ridicolo solo per accaparrarsi qualche ascolto in più. Ascolti che poi risulterebbero solo bolle di sapone che gonfiano i numeri ma che non ti consegnano nuovi fans che stanno là per ascoltarti davvero e che ti ascolteranno sempre. E’ chiaro che se ci fosse la possibilità di farsi affiancare da professionisti del settore si fa veramente il salto. 

MF: Una giornata tipo in sala prove dei Chemistry-X? Cosa accade in quelle ore?
Chemistry-X: Ci si fanno un sacco di risate. Ci capita di comporre brani i cui arrangiamenti generano ilarità. Fare musica è una passione, ci divertiamo come bambini a suonare le nostre canzoni. Se poi scendiamo nello specifico e vuoi sapere come nasce una nostra canzone, diciamo che si parte da un ritmo o da un riff e da là tiriamo fuori la strumentale. Poi F. FiL ci sputa sopra qualcosa al mic. Insomma quello che accade un po’ in tutte le sale prova.
 
MF: Per far capire un po' a chi sta leggendo cosa aspettarsi dal vostro sound, quali sono le prime cinque band con cui potreste, e magari vorreste, dividere il palco?
F. Fil: Siamo influenzati veramente da un casino di band e artisti che ti stuferesti a leggere. Proviamo a farti un nome a testa tra quelle più rappresentative. Inizio io, Limp Bizkit.
D.3xp: Staind.
Turco: Ill Nino dei primi due album.
Dild-1: Incubus dell'era S.C.I.E.N.C.E.
Batterio: P.O.D. 
 
MF: Ho lasciato questa domanda alla fine, prima dei saluti. Cosa spinge secondo voi un’artista o una band a percorrere un sentiero del genere e proporre un sound del genere sapendo perfettamente come funziona e cosa vuole oggi il mercato italiano? 
Chemistry-X: Ti rispondiamo con la citazione di una band a noi carissima, i Nemesi: “Se fai 'sta musica in 'sto paese evidentemente non ti vuoi bene". Siamo dei fot**ti sognatori. Siamo artisti, musicisti, sentiamo il bisogno di distinguerci dalla massa, di fare ciò che la massa non vuole sentirsi dire, vediamo la realtà in maniera diversa rispetto alla massa. Siamo appassionati, siamo fans di noi stessi, ci incitiamo a vicenda, ci spingiamo oltre i limiti perché sentiamo il bisogno di migliorare. Non ce ne frega un ca**o dei soldi spesi per le trasferte, per strumenti e attrezzature, per lo studio. Non ce ne frega un ca**o dei sacrifici e delle rinunce fatti per portare avanti il progetto. La passione è la passione e non ha bisogno di giustificazioni. Quante volte ci siamo sentiti dire “Ma chi ve lo fa fare” e in questa espressione abbiamo sempre trovato ulteriore incentivo a continuare.“Pensavano che scherzavamo vedendo che non mollavamo" altra citazione dei grandi Nemesi.
 
MF: Grazie ragazzi, è stato un piacere fare due chiacchiere con voi.
Chemistry-X: Il piacere è nostro. Grazie a Metal Fury per tutto ciò che fa per il panorama italiano. Ci sentiremo sicuramente presto per l’uscita del nuovo singolo Gloomy hate, il 27 febbraio, e del nuovo album. 

mercoledì 12 febbraio 2025

Ponte Del Diavolo, riflessioni sul passato, progetti per il futuro e l'ardua scelta tra essere Prince o Freddie Mercury.

Ade ha scambiato due parole con una delle band più interessanti del panorama italiano, i Ponte Del Diavolo. Un'intervista che ha toccato vari argomenti e che vale la pena leggere fino in fondo.
 
MF: Ciao ragazzi, come va?
Erba Del Diavolo: Freddo e fame, tu?
Kratom: Tutto bene, il tempo fa schifo. 
 
MF: Io ho il culo praticamente dentro la stufa a legna.
Abro: Io oggi doppio turno a lavoro, cuoco vegano.
 
MF: Qualche anno è ormai passato da quella jam session che portò alla vostra formazione, tre EP, un album, cambiamenti di formazione. Come tirereste le somme di quello che è stato fin'ora?
Abro: Tirando le somme, direi che siamo molto soddisfatti di come abbiamo lavorato e dei risultati ottenuti in questo tempo. E' uscito tutto molto naturale e spontaneo. Il cambio di line up direi che non ha modificato il nostro mood, anzi ci ha dato maggiore voglia e spinta.
 
MF: Quale è il Ponte Del Diavolo da cui avete preso il nome?
Abro: Quello di Lanzo vicino Torino dove si andava di notte da piccoli a fare i true evil e di giorno a fare il bagno.
 
MF: Facevate il bagno nelle Marmitte Dei Giganti?
Abro: Una specie, si. 

MF: Quanto ha influenzato Torino la vostra musica? Quanto c'è di Torino e della sua anima, o essenza, dentro il vostro modo di scrivere? Se c'è ovviamente.
Abro: C’è tantissimo. Oserei dire che senza Torino non sarebbe esistito questo progetto, abbiamo più di un debito nei suoi confronti.
 
 
MF: Mi dite una canzone che più di ogni altra ha Torino dentro?
Abro: Più di una persona sentendo "Demone" ha detto Dio fá suona proprio torinese. E mi pare anche "Un bacio a mezzanotte", parlo musicalmente.
Erba Del Diavolo: Si, si musicalmente anche secondo me "Un bacio a mezzanotte". 

MF: E invece, riguardo i testi?
Erba Del Diavolo: Non lo so, non parlo di luoghi, non mi è mai venuto in mente di farlo. Parlo molto di non luoghi. Spesso lo stile di scrittura può ricordare qualche band punk torinese ma forse i temi trattati sono diversi. Non lo so, forse è una domanda da rivolgere a chi ci ascolta.
 
MF: Ok lo stile, ma il contenuto invece? Lasciando da parte Torino o qualsiasi luogo geografico, cosa vi spinge a scrivere i vostri testi?
Erba Del Diavolo: Nel testo di "Demone", la prima traccia di Fire Blades, c’è la risposta. 

MF: Come è stato mettere insieme le vostre influenze e provenienze musicali? Quanto è stato fatto istintivamente e quanto invece c' è stato bisogno di ragionarci?
Abro: É stato tutto davvero molto istintivo e naturale. L’unica cosa che ha richiesto un minimo di ragionamento è stato l’utilizzo dei due bassi direi.
 
MF: La ripartizione delle parti o la loro equalizzazione?
Abro: Entrambe, spartizioni delle parti e diverse equalizzazioni, di norma uno dei due bassi è più grosso e lavora sulle frequenze basse, l’altro a volte si crede una chitarra. 

MF: Quindi alla chitarra è riservato un ruolo che solitamente nel metal non ha. Per il vostro chitarrista è stata una sfida?
Abro: Non proprio. Quel basso che crede di essere una chitarra resta comunque al servizio del pezzo e quindi deve sempre rendere conto alla chitarra, che nonostante la nostra disposizione particolare, é quasi sempre lei a lanciare il tema o la melodia centrale del pezzo.
 
MF: Devo dire che la vostra impostazione è molto funzionale al vostro sound. La voce di Erba Del Diavolo non è isolata nelle sue frequenze e la chitarra fa da ponte tra lei e i bassi. È molto particolare e secondo me dovrebbe essere studiato, almeno per le equalizzazioni.
Abro: Grazie. Sì a livello di equalizzazioni credo che possiamo e dobbiamo migliorare ulteriormente, soprattutto i due bassi nel dettaglio, in futuro sarà più marcata la cosa, questo anche grazie all’ingresso di Kratom, il nuovo secondo bassista e Dano il nostro sound engineer.
 
MF: Parlando di futuro, avete qualcosa in mente per il prossimo domani?
Abro: Si. Il mese prossimo registreremo il secondo disco e stiamo chiudendo altri festival per il prossimo anno. 

MF: Wow! Potete dare qualche anticipazione sul nuovo disco?
Abro: Non troppo. Credo sia la conseguenza naturale di Fire Blades, forse la parte post punk è un po’ più marcata, inoltre stiamo lavorando come anticipavo prima all’aspetto dei due bassi per far sì che proprio questo aspetto sia più marcato.
 
MF: Come e quando siete stati colpiti dalla Musica e avete capito di doverla seguire, ovunque vi portasse? Singolarmente intendo, non come band.
Kratom: Da quando ho memoria di esistere direi.
Abro: Se intendi come musicista, ero in vacanza in Sicilia con la mia famiglia avevo 15 anni e la febbre a 40 con visioni annesse, tra queste c’ero io che dovevo portare da qualche parte il basso di Steve Harris, quando mi sono svegliato ho chiesto a mia madre di regalarmi un basso.
Kratom: Ci ho anche dedicato la mia tesi di laurea. Alla musica intendo.
Erba Del Diavolo: Intorno ai 5 anni quando i miei genitori mettevano i Queen facevo finta di essere Freddie Mercury e mi immaginavo sul palco con il microfono, di nascosto ovviamente. L’ho sempre voluto fare e voglio farlo ancora ora. Intendo essere Freddie.
Kratom: Freddie Mercury maestro illuminato di vita.
Abro: Come ascolti direi anche io verso le elementari con i Queen.
Erba Del Diavolo: Vorrei essere anche un po’ Prince in realtà. Avrei voluto essere anche Lindemann ma dopo gli ultimi avvenimenti ho cambiato idea.
MF: Prince vorrei esserlo anche io.
Abro: Io gli 883, dei primi 2 dischi, 3 dai.
MF: Quando c'era Repetto a scrivere i testi.
Abro: Esatto.
 
MF: Quali sono i vostri 3 dischi preferiti? E le band che non sopportate?
Kratom: È una domanda un po’ illegale questa sui 3 dischi, sappiamo bene che non esiste una risposta assoluta.
Abro: Tre é davvero difficilissimo, comunque, Disintegration dei The Cure, The dark side of the moon dei Pink Floyd, Powerslave dei Maiden, Sabbath bloody sabbath dei Black Sabbath, Bergtatt degli Ulver. Odio molto Coldplay e Radiohead, adesso ascolto The Kilimangiaro Dark Jazz Ensemble, Manowar e Moderat
Kratom: Allora ti direi che ultimamente sto ascoltando "Through demonic spell" dei Feral Forms, "The voluptuos fire of sin" dei Deathless Void e il self titled dei Cataphiles, una band emergente post punk tedesca. Band che proprio non riesco a capire, ma evidentemente se sono dove sono un motivo ci sarà, Sleep Token e Ghost. E qua i miei compagni di band dissentiranno.
Abro: Sleep Token merda, Ghost geni. Nella band abbiamo molti gusti in comune ma anche roba odiata a vicenda. A me piace il power metal e giustamente a qualcuno imbarazza, a qualcun altro il brutal Death ma ascoltiamo tutto.
Erba Del Diavolo: Direi che potrebbe essere una cosa abbastanza lunga se non infinita. Però grazie perché mi è venuta voglia di mettere i Pink Floyd. Purtroppo non riesco a sopportare gli AC/DC. Attualmente ascolto molto Viagra Boys, Me And That Man, Boy Harsher, Ulver

MF: Siamo arrivati ai saluti finali, dite quello che volete a chi ci legge.
Kratom: Se siete gli ultimi della fila al supermercato e apre la cassa a fianco, non lanciatevi come tossici in astinenza sull'eroina per essere i primi della nuova fila sentendovi i più furbi. Perchè vi odieranno tutti per sempre. Per sempre.
Erba Del Diavolo: Marijuana libera.
Abro: Addio e grazie per tutto il pesce.

 

domenica 9 febbraio 2025

Lasciate a casa giubbotti di pelle e borchie oggi. Arriva Hawk.

Norris si è domandato più volte se, come in altri paesi, anche qui ci fosse qualche coraggioso che avesse unito il genere più disprezzato dai metallari old school con quello che va decisamente alla grande oggi, la trap. 
Trap (e drill) e metal non è un'addizione sgangherata in buona parte del resto del mondo che regala heavy regolarmente. KimDracula, Nik Nxk, ZillaKami, Sinizter e tanti altri macinano numeri invidiabili. Ma qui? Qui poca roba e poco coraggio, senza scomodare i gusti personali, inattaccabili, ma siamo nel 2025 e qualcuno dovrà anche saper e poter dialogare con la generazione corrente. Norris allora è andato a conoscere Hawk, artista bresciano che sta portando avanti questa idea.
 
MF: Questa intervista desta assolutamente la mia curiosità quindi partiamo subito, chi è Hawk?
Hawk: Hawk é un rapper che fa metal, per la precisione drill metal. L'idea nasce dalla possibilità di rimodernizzare il nu-metal anni 2000 in stile Linkin Park sostituendo la componente old school con la drill moderna. Difatti mi rifaccio molto a Central Cee, Pop Smoke e Rondodasosa. 
 
MF: Trap metal, o drill metal, un genere comunque osteggiato da una parte e praticamente quasi mai proposto dall'altra al contrario di nazioni dove l'heavy circola in ogni sua forma. Ma come ti è venuto in mente di percorrere questo sentiero? E in italiano per giunta.
Hawk: Ho avuto la fortuna di avere una costante nella mia vita, il metal. L' italia è un paese non troppo affine a questa cultura ma ho come l'impressione che la tendenza in questi ultimi anni si stia spostando verso questa scena da me tanto amata. Le mie prime tre tracce le ho fatte in inglese proprio per paura di non essere compreso poi sono riuscito ad abbattere questo muro che in realtà non esiste.
 
MF: Non è un genere per chi è prossimo ad ammirare i cantieri, ne siamo consapevoli, ma che effetto fa invece questa tua proposta sui giovani e sulla generazione attuale?
Hawk: Con mia estrema felicità noto che i fan che ho per ora sono molto affezionati alla mia musica, specialmente i più giovani o i ragazzi della mia generazione, io sono del '97, con un background musicale sicuramente alternative. 
 
 
MF: Io non sono certo più un ragazzino ormai, sono cresciuto in piena era nu-metal, dall'Are you ready di Jonathan Davis fino alla sua crisi, chiamiamola così, dei primi anni duemila. Pensi che, esattamente come il nu abbia avvicinato al metal qui da noi chi ascoltava solo rap o hip hop, potrebbe ipoteticamente accadere ora con voi la stessa cosa se ci fosse un po' di spazio in più?
Hawk: Assolutamente si, e ho come l'impressione che lo spazio si stia creando in maniera naturale, specialmente da quando è rientrata l'emergenza Covid, vedo sempre più locali o eventi che lasciano spazio al rock e al metal. Tant'è che sto iniziando a fare le prime date. 
 
MF: Uno dei punti forti del genere in questione sono i featuring tra colleghi. Hai già fatto qualcosa del genere o è in previsione?
Hawk: Essendo un genere praticamente nuovo non ho ancora avuto il piacere di trovare colleghi con cui fare feat ma pian piano si sta smuovendo qualcosa anche in questo senso.
 
MF: Di cosa parlano i tuoi testi?
Hawk: Principalmente i miei testi sono un manifesto di rabbia verso me stesso. 
 
MF: Se dovessi proporti a qualche etichetta pensi sia meglio una che tratta heavy o una che tratta pop? O entrambe le opzioni. 
Hawk: Una che tratta pop.
 
MF: Quanto è importante l'immagine e il branding per entrare in un mercato decisamente saturo? Questo a prescindere dal genere purtroppo.
Hawk: Hai detto bene, l'immagine e il branding sono dei requisiti chiave, fondamentali, per riuscire a emergere in questo mercato saturissimo. Io in primis curo molto questo aspetto.
 
MF: Di la verità, sei Hawk anche nel privato o Hawk è più una gimmick?
Hawk: Purtroppo o per fortuna Hawk é reale e ciò che metto nei miei testi corrisponde sempre a ciò che ho vissuto personalmente o per vie traverse sempre vicino a me.
 
MF: Hawk, è stato un piacere, vai con i saluti finali.
Hawk: Grazie mille di cuore a tutti voi.

mercoledì 5 febbraio 2025

Potenza e modernità, ecco i Done With World.

Ade è atterrato in ciociaria per fare due chiacchiere con una band che si è appena affacciata nel panorama musicale ma che ha tutte le carte in regola per rimanerci di diritto, i Done With World.
 
MF: Ciao ragazzi, come va?
Sam: Tutto bene!
Stefano: Non ci si lamenta.

MF: Il vostro primo pezzo è uscito, ed è una bella legnata, che a me riporta alla mente gli Slipknot di inizio millennio. Da quale background venite?
Alessandro: Io e Sam abbiamo suonato insieme in un gruppo melodic death metal, Gigantomachia, e lì abbiamo avuto parecchie esperienze live in tutta Italia, un'esperienza molto formativa che personalmente ho sentito riemergere già dal nostro primo live con i DWW.
Stefano: Io vengo dal panorama alternative dove ho potuto sperimentare molte tecniche e suoni diversi, con i DWW sto cercando di avere un approccio meno virtuoso ma funzionale per creare il muro di basse che le canzoni necessitano.
Bjørn: Da sempre amante delle basse frequenze, suono la chitarra baritona per esprimere al meglio le caratteristiche del mio sound. Attivo dal 2021 nel panorama musicale romano, sono nei DWW dal giorno zero. 
Matteo: Io vengo dal panorama alternative metal che mi ha formato professionalmente e personalmente, ho avuto modo di sperimentare e di accrescere il mio bagaglio culturale e di suonare in diverse parti d’Italia. Con i DWW posso dire di aver finalmente trovato il genere più affine ai miei gusti e al mio modo di suonare.
Sam: Da sempre fan dell’hardcore, beatdown e slam, purtroppo sono cresciuto in un punto dove non si facevano serate di questo tipo, quindi non ho mai potuto crescere come si dovrebbe nella scena, soprattutto praticando i classici pit dell’hardcore, come il mosh e crowdkill. Dal 2020 al 2024 ho suonato con Alessandro come batterista dei Gigantomachia. Sono nato come batterista tecnico estremo ma sono polistrumentista e cantante. Sono produttore, mix e master engineer. Non mi sono mai fermato ad un genere, infatti nel corso del tempo ho fatto ogni genere, dal rock, al metal di ogni tipo, techno, trap, drill e via dicendo.
 
 
MF: Come avete messo insieme i vostri background per formare i DWW?
Sam: Diciamo che il maggior fruitore di hc e beatdown sono io nel gruppo, quindi ho fornito agli altri i gruppi da cui prendere spunto per ascolti e scrittura, quali principalmente No Face No Case e Gaijin.
Stefano: Ho usato Sam come guida per non uscire troppo dal genere che ci eravamo prefissati, ho cercato ovviamente di non spersonalizzarmi dando il mio contributo. Devo dire che è stato molto divertente uscire dalla mia comfort zone e approcciarmi a sonorità decisamente più cattive rispetto a quelle a cui ero abituato, e di cui forse avevo necessità.

MF: Ora che il primissimo pezzo è uscito cosa avete in programma?
Sam: Ora che il pezzo è uscito, l’obiettivo principale è suonare il più possibile ed ovunque, abbiamo già un po' di pezzi pronti, quindi su quel fatto stiamo tranquilli. Ovviamente non si ci ferma a scrivere.
Stefano: Sottoscrivo quello che ha detto Sam, il mio obiettivo personale è portare quello che facciamo a più gente possibile e in più posti possibili.
 
MF: Le altre canzoni che avete pronte, avete intenzione di registrarle a breve o preferite rodarvi un po' sul palco prima?
Sam: No, no sono già registrate e pronte, anche se avevo intenzione di rifare il mix di alcune di loro dato che ho appena assemblato la macchina nuova per mixare.
Stefano: Stavamo parlando del fatto che qualche canzone non l'avremmo pubblicata per aumentare "l'unicità" del live e dare un motivo in più agli spettatori di venire sotto il palco.

MF: Qualche cover ce l' avete nel caricatore?
Sam: Abbiamo “Counting worms” dei Knocked Loose e ancora da preparare “Contemp of cop” degli Sunami per i live da fare al nord, dove andrebbero di più.
 
MF: Come avete iniziato a suonare, individualmente intendo, e perché?
Sam: Personalmente vengo da una famiglia di musicisti polistrumentisti, era inevitabile che uscissi così. È stato un po’ automatico il cercare di esprimere la mia passione nella musica. La ricerca poi di cosa e di che genere è venuta nello scoprire più musica possibile nel corso del tempo.
Alessandro: Dalla voglia di imparare a suonare la chitarra, che poi si è evoluta in passione una volta scoperto il mondo del metal, dei live e dal conoscere mille musicisti diversi che portavano con loro mille idee diverse. Ho scoperto pian piano che c'era sempre roba nuova da imparare e ne sono rimasto dipendente.
Stefano: Anche io vengo da una famiglia di musicisti che mi hanno trasmesso questa passione, quindi dopo essermi avvicinato alla chitarra, "a causa" di mio padre, ho intrapreso gli studi classici con il flauto traverso finché non ho scoperto il rock e il basso elettrico, poi è stata tutta un'evoluzione fino ad arrivare alle sonorità più pesanti che abbiamo adesso.

MF: Ok, siamo arrivati alla conclusione, salutate chi ci legge e dite quello che volete.
Sam: Mi raccomando odiate tutti indiscriminatamente e preparate le mosse di ballo, ci vediamo nel pit!
Bjørn: Grazie Ade per averci dedicato il tuo tempo, continuate ad ascoltare la nostra musica! 
Stefano: Ci vediamo nel pit! Noi saremo quelli che fanno più casino.

lunedì 3 febbraio 2025

Lonesome Heroes, la consapevolezza è l'arma migliore per non essere divorati dalla mediocrità.

Alla luce degli otto anni di attività appena festeggiati, Norris incontra Stefano, cantante e chitarrista ritmico dei Lonesome Heroes, per fare due chiacchiere sul passato, presente e futuro della band.
 
MF: Ciao Stefano, iniziamo con la solita noiosa domanda che apre la maggior parte delle interviste ma allo stesso tempo inevitabile per chi legge il vostro nome per la prima volta. Chi sono i Lonesome Heroes?
Stefano: I Lonesome Heroes sono una band nata nel 2017, inizialmente abbiamo proposto un genere tra punk e hard rock per poi evolverci in continuazione, in realtà non ci siamo mai preoccupati di far parte di un genere ben preciso, piuttosto a seconda del messaggio che volevamo mandare in una canzone o in un intero album abbiamo plasmato il sound, ovviamente restando sempre in un range che prevedesse il rock come base. I Lonesome Heroes sono delle persone comuni che hanno la profonda necessità di raccontare la vita e raccontarsi attraverso la musica, per noi tutti sarebbe impensabile non farlo.

MF: Tutti iniziano a suonare per un motivo ma cosa vi spinge a continuare evitando intenzionalmente le lusinghe del mondo mainstream italiano che impone decisamente altre strade?
Stefano: È vero si inizia a suonare per molti motivi diversi, alla base c'è sempre la passione per la musica e per lo strumento e qualsiasi musicista cerca sempre un pubblico che lo approvi, questo è naturale finché si deve fare una scelta, seguire ciò che impone il mainstream oppure continuare per la propria strada consapevoli che difficilmente avrai mai un pubblico da stadio. Per quanto ci riguarda la musica è una cosa troppo seria e profonda per noi per renderla un compromesso, preferiamo avere un numero limitato di spettatori ma che ci seguono per il messaggio che vogliamo mandare.

MF: Due parole sui talent show.
Stefano: I talent show sono lo specchio dei tempi che corrono, una farsa abbastanza triste. E poi il concetto che ci sia una giuria che determina il valore di un'artista onestamente non ci piace. 
 

MF: Una panoramica dell'anno passato e cosa bolle in pentola per questo 2025.
Stefano: L'anno passato lo abbiamo passato a comporre la trilogia di "Astra", è qualcosa di veramente impegnativo, abbiamo evoluto il sound, scritto tantissimi brani e nel 2025 finalmente dovremmo riuscire a presentare la terza e ultima parte "Astra 3: The Final Act". Tutto questo lavoro, soprattutto la terza parte, è diventata quasi un'ossessione, ci stiamo dedicando solo a questo al momento. Abbiamo cambiato le geometrie compositive e sperimentato molto, inoltre il concept "Astra" è diventato anche una mostra itinerante in cui è stata illustrata l'intera storia dall'artista Dario Iazzetti. Il 16 febbraio a Frascati ci sarà la prima data di questo format. Quindi il 2025 per noi sarà la fine del viaggio o probabilmente, come appunto nella storia che raccontiamo, sia la fine che l'inizio.

MF: Etichetta o "Do it yourself" alla Fugazi?
Stefano: Abbiamo avuto etichette ma onestamente per il momento preferiamo autogestirci.

MF: Quali sono le band che hanno ispirato il vostro sound e quali invece le nuove leve che secondo voi meritano attenzione?
Stefano: Le band che ci hanno ispirato sono molte, iniziamo col dire che nel 2017 l'idea di fondare i Lonesome Heroes venne dopo aver ascoltato i Volbeat, il mix tra rockabilly e metal ci fece restare a bocca aperta, poi indubbiamente Social Distortion, Guns N' Roses. Abbiamo poi ultimamente delineato il tutto ispirandoci anche ai Dream Theater, può sembrare un mix di roba che non c'entra nulla ma il bello è proprio questo. Nuove leve? Probabilmente noi.

MF: Secondo voi nel 2025 c'è ancora possibilità di veicolare seriamente qualche messaggio attraverso la musica che avete scelto di proporre?
Stefano: Nel 2025 sembra che il messaggio nella musica interessi sempre meno, probabilmente colpa dei social o sicuramente di un impoverimento intellettuale architettato molto bene da chi ci vuole pecore che obbediscono al pastore, la musica per chi vuole andare contro tutto questo tutta via c'è sempre, la consapevolezza resta sempre l'arma migliore per non essere divorati dalla mediocrità. 

MF: Una serata tipo dei Lonesome Heroes sul palco. Cosa accade li sopra?
Stefano: Sul palco accade sempre una magia, stiamo insieme, contemporaneamente siamo soli e allo stesso tempo con il pubblico, difficile da spiegare, cerchiamo di trasmettere un ampio spettro di emozioni a chi sta sotto, a volte c'è anche capitato di riuscirci.

MF: Siamo ai saluti finali, avete a disposizione le ultime righe senza censura.
Stefano: Salutiamo e ringraziamo tutti coloro che negli anni e soprattutto ultimamente stanno collaborando con noi, ringraziamo Metal Fury, sempre sul pezzo. E dato che siamo senza censura, fancul* al mainstream pilotato e a tutti quei fantocci delle finte interviste, clickbait, ecc... ecc...

Testimoni di un tempo che sta inesorabilmente passando.

Ozzy Osbourne e ancora prima Ronnie James Dio, Jon Lord, Alvin Lee, Freddie Mercury, Lemmy, Eddie Van Halen e tanti altri che sono andati vi...