giovedì 24 luglio 2025

Testimoni di un tempo che sta inesorabilmente passando.

Ozzy Osbourne e ancora prima Ronnie James Dio, Jon Lord, Alvin Lee, Freddie Mercury, Lemmy, Eddie Van Halen e tanti altri che sono andati via, ci lasciano tristi testimoni di un tempo che continua inevitabilmente a scorrere. 
Pensavamo, forse, fossero immortali con il loro contributo inestimabile al mondo della musica e lo sono, certo, nel ricordo e nella testimonianza di quello che hanno fatto e ci hanno dato. Ma è sempre difficile dire addio ad una parte fondamentale della propria vita, anche quando non ci si conosce di persona. Loro certamente lo immaginavano, qualcuno glielo ha pure detto, ci hanno visto crescere con la loro musica e per molti sono stati anche un'ancora di salvezza nelle situazioni più difficili. Questo è il potere della musica.
 
 
Se ne vanno delle vere e proprie icone che non lasciano eredi, non passano lo scettro.
Non è un discorso da boomer, cavolo ma chi mai può prendere il posto di Ozzy?
Stiamo parlando di colui che ha iniziato tutto. E più volte addirittura.
Ha contribuito in maniera enorme a creare il genere che tutti noi amiamo, è la causa per cui una moltitudine di band che ascoltiamo tutti i giorni sono state fondate. Con l'Ozzfest ha lanciato verso il successo planetario Slipknot, Coal Chamber, System Of A Down e anche i nostri Lacuna Coil hanno goduto dei frutti di quel festival. Più recentemente ha dato la benedizione a Yungblud e a suo tempo la diede ai Metallica. Ha stravolto il concetto di reality show e, ad oggi, ha unito tutti per un concerto che ha donato la più grossa somma nella storia di un evento simile.
Alcuni di noi sono iscritti a Facebook dal giorno in cui fu rilasciato in Italia. Ora, dite la verità, non si è mai vista una home intasata per giorni interi con così tanti post di commemorazione per un personaggio pubblico. Post scritti praticamente da chiunque, anche il nostro Amedeo Minghi l'ha ricordato con parole di elogio. Ozzy è universale.
Probabilmente anche per Leonardo Da Vinci sarebbe accaduta una cosa del genere ma non c'era alcun media né alcun social. Oggi certe notizie sono praticamente in tempo reale, arrivano a chiunque e chiunque le elabora come meglio crede.
È un mondo che sta cambiando e sta perdendo piano piano tutti gli insostituibili. Non vale certo solo per il mondo dell'heavy, vale nello sport, nel cinema e nel mondo del wrestling che ha perso ora anche Hulk Hogan. Potremmo certamente fare lo stesso discorso anche per lui, chi cavolo può fare quello che ha fatto Hulkster per quel mondo e chi potrà mai avvicinarsi a quello che ha fatto? Nessuno.
Ma siamo anche testimoni della nostra fortuna. La Terra esiste da più di quattro miliardi e mezzo di anni e noi siamo nati mentre c'erano loro. E con il nostro ricordo e il volume dello stereo sempre più alto, non saranno mai dimenticati.

giovedì 24 aprile 2025

Due chiacchiere con gli Ikitan a pochi giorni dall'uscita di "Shaping The Chaos".

Abbiamo scambiato due parole con gli Ikitan, heavy post-rock band fondata a Genova nel 2019 che ha rilasciato da pochi giorni l'album "Shaping The Chaos".
 
MF: Ciao ragazzi, come va? Che si dice in casa Ikitan?
Enrico: Tutto bene, finalmente è uscito il nostro album di debutto “Shaping The Chaos”. Ci sono voluti 4 anni per finirlo, anni nei quali è successo di tutto, e siamo doppiamente orgogliosi di questo piccolo grande traguardo come band.
Nell’ultimo anno in particolare siamo stati impegnati nella produzione del prodotto finito. Luca è non solo il chitarrista degli Ikitan ma anche ingegnere del suono e si è occupato lui di registrare, mixare e masterizzare il disco. Ora stiamo seguendo le fasi promozionali e di produzione fisica del disco. Tutte cose “invisibili” ma che nella vita di una band indipendente e autoprodotta hanno un loro peso e che occupano molto tempo. Ma è anche una parte molto divertente e gratificante, oltre a quella più prettamente musicale.
 
MF:  Intanto, perché "Shaping the Chaos"?
Luca:  Sicuramente suona un po’ altisonante come titolo ma quella di dare “forma al caos” non è una pretesa nostra. Nella narrazione é Ikitan stesso (il personaggio in copertina, Dio del suono derivante dalle pietre) che ha creato scompiglio generando i fenomeni naturali da cui abbiamo preso i titoli dei brani, plasmando la terra guidato dalla sua ira.
 
MF:  Bel concept, interessante. Chi ha avuto l'idea e come?
Luca: Ikitan mi è saltato fuori in qualche ricerca on line intorno alla mitologia Azteca e mi è subito piaciuto come nome per una band in quanto Dio del suono derivante dalle pietre. Tutta la  storia a partire dal primo EP “Twenty-Twenty” fino al disco in uscita adesso è cresciuta tra i muri della sala prove immaginando che la deriva presa dalla società abbia risvegliato questa divinità.
 
 
MF: Cosa avrebbe risvegliato Ikitan e perché lo avrebbe fatto così incazzare?
Matteo: Ikitan è per 2/3 ligure e 1/3 sardo è normale che sia incazzato quando si sveglia ma sotto sotto è buono.
 
MF:  Come avete iniziato a suonare, chi vi ha fregato?
Enrico: Bella domanda, è stata l’ira di Ikit… no no, ok serio: ho iniziato da bambino, i miei genitori inizialmente hanno cercato di traviarmi affidandomi un clarinetto che girava per casa ma la voglia di fare casino con qualcosa da percuotere evidentemente era già dentro me e questo non era negoziabile.
Da allora è stato un susseguirsi di cover band, progetti originali, band estemporanee e un sacco di persone e situazioni più o meno divertenti, con un focus sempre più spinto sul creare qualcosa di mio in contesti anche molto diversi tra loro. L’incontro con questi ragazzi invece avviene su Facebook, con un annuncio su un gruppo per musicisti genovesi (a chi legge l’arduo compito di capire quali 2/3 sono liguri e quale terzo è sardo). Ci siamo intercettati nei mesi appena precedenti l’inizio della pandemia, era settembre 2019 mi pare, e da lì boom, eccoci qui: ci siamo fregati!
 
MF: E individualmente, perché avete iniziato a suonare? Qual è stato il momento decisivo in cui avete detto "lo voglio fare anche io"!
Matteo: Ho iniziato a suonare da ragazzino praticamente per caso, ma dopo che mi hanno regalato la prima chitarra è stato come imparare a parlare o a camminare. Una necessità. Poi ho scelto il basso perché la chitarra era troppo difficile, eh eh, ed ero rimasto stregato dai video di Cliff Burton.
 
MF:  Eccolo lì il responsabile, Cliff Burton! E per Luca e Enrico, chi vi ha traviato?
Enrico: Nonostante l’infamata di cui sopra sul clarinetto, i miei genitori e mia sorella sono sempre stati grandi amanti della musica, e una chitarra, strumento per me ancora misteriosissimo, era sempre in funzione in qualche modo in casa. Tra i loro preferiti c’era certamente De Andrè, e quindi avrei forse potuto capire fin da piccolissimo che sarei finito a Genova? Il momento clou? Non saprei identificarlo, ma forse l’apparizione di Elio E Le Storie Tese a Sanremo 1996 è stato il primo momento davvero catalizzante verso un certo tipo di discorso musicale “diverso”.
I primi video su TMC2 (o MTV?) attorno a quegli anni, con l’uscita di album quali Mondi Sommersi dei Litfiba, Earthling di David Bowie e Nine Lives degli Aerosmith, hanno contribuito a farmi vedere “dal vivo” cosa volesse dire stare su un palco e suonare la batteria.
Luca: Io ho cominciato a suonare la chitarra da ragazzino e sicuramente grazie ad un bravo maestro la malattia di suonare non è mai passata. Se proprio devo pensare a un prima e dopo devo dire che la prima chitarra che ho comprato con i miei risparmi é stata una “diavoletto” alla Angus Young. Che ci posso fare.
 
MF: Che differenza c'è, musicale, compositiva, tra quest'ultimo lavoro e il precedente?
Enrico: Alcune delle canzoni che si trovano in “Shaping The Chaos” derivano dalle stesse jam che hanno dato vita al precedente “Twenty-Twenty”, mentre altre sono state messe a punto più di recente. Altre ancora sono creazioni più “puntuali” di una sola persona della band, creazioni che poi abbiamo arricchito ed eseguito ma che fondamentalmente non sono state frutto di un lavoro di squadra vero e proprio.
La modalità di composizione “classica” per gli Ikitan fin qui è: lunghe improvvisazioni in sala, registrate con un telefono in sala, e poi si va a lavorare di fino per creare arrangiamenti e strutture che ci soddisfino appieno. Alcuni brani, oggi come per il primo EP, hanno richiesto più dedizione, altri sono un po’ più “ready to go” e non si discostano tantissimo dalla loro prima esecuzione.
La differenza fondamentale è che “Twenty-Twenty” era un unico brano di 20 minuti e 20 secondi con alcuni temi che si ripetevano all’interno della suite, mentre in “Shaping The Chaos”, pur mantenendo lo stesso approccio emozionale e strumentale, i brani sono a se stanti e di durata inferiore. 

MF: Qual è quindi in dettaglio il concept dietro l' album?
Enrico: Ti ringrazio per la domanda! Per “Shaping The Chaos” ci siamo ispirati a fenomeni naturali inspiegabili del pianeta Terra. Ciascuno di questi ispira le canzoni dell’album. Si passa dalle cascate di sangue al luogo in cui è caduto il meteorite che ha portato all’estinzione dei dinosauri, dalla porta dell’inferno al suono della balena più sola al mondo. Un vero viaggio intorno al mondo, ma stile Ikitan, insomma.
 
MF:  Avete in mente di girare un video per uno dei brani?
Luca: Mah non si sa mai. In passato abbiamo fatto un video suonando live su una fortezza nei dintorni di Genova. Penso che per noi abbia più senso una cosa del genere piuttosto che un video in playback.
 
MF:  Ok ragazzi, siamo arrivati alla conclusione, grazie per la chiacchierata.
Enrico: Grazie mille a voi e speriamo che Shaping The Chaos vi piaccia!
 
 

 

martedì 1 aprile 2025

E' il momento di conoscere Niel, progetto solista di Daniele Salsini.

Due chiacchiere con Niel, progetto solista di Daniele Salsini, lontano dai lidi grunge che hanno caratterizzato i suoi primi anni di attività ma forse non così tanto. Ne parla con il nostro Ade.

MF: Ciao Niel, come va? 
Niel: Ciao, direi alla grande.
 
MF: So che hai un disco in uscita, raccontaci qualcosa. 
Niel: OscenaMente. Questo è il nuovo album su cui sto lavorando. Saranno 10 pezzi inediti, scritti con spirito istintivo, crudi e diretti. Mi permetto di dire che sarà un lavoro che nel bene o nel male farà parlare l'ascoltatore. Uscita prevista per il 3 giugno. Aprirò la strada ad OscenaMente il 19 aprile con un nuovo singolo. Dopo In Vino Veritas, gia disponibile all'ascolto, uscirà Frankenstein. Un pezzo dalle sonorità punk rock.
 
MF: Qual è il leit motiv dell' album? Dieci pezzi che parlano di cosa?
Niel: La mia peculiarità è essere estremamente diretto, senza alcun filtro o limitazioni artistiche o di genere. Nei miei testi parlo di quello che ho vissuto su pelle, di ogni forma di sentimento e argomento che mi fa provare un emozione. Spesso sono testi provocatori, ironici, molto espliciti o profondamente intensi. Mentre per quanto riguarda la parte strumentale, proprio perché compongo in totale libertà, spazio dal punk rock, al metal, al grunge. Di fatti amo definire questo mio progetto solista "alternative rock umorale".
 
MF: Ci sono differenze tra OscenaMente e i tuoi lavori precedenti? Visto che è "umorale" il tuo comporre, immagino siano legati al tuo sentire e al tuo essere. Quindi, sei cambiato, hai messo qualcosa di diverso?
Niel: Ho esordito con questo progetto solista con un EP chiamato "IntimaMente" i titoli sono volutamente scritti con un nesso. Nel primo EP parlo e metto a nudo la parte più intima e emozionalmente nascosta di me. Con OscenaMente ho voluto continuare questo percorso ma ampliando la scrittura pensando a tutto quello che accade intorno a me e al vissuto di ognuno di noi. Sicuramente in OscenaMente trattando più argomenti, l'ascoltatore potrà trovare più grinta e situazioni emozionali diverse.


MF: Quali sono le coordinate musicali su cui ti muovi? Dove c'è il limite per te? Per quanto uno sia libero di fare ciò che vuole, c'è un limite tra ciò che gli piace e ciò che non farebbe mai.
Niel: Musicalmente parlando prendo ispirazione da gruppi che variano da Nirvana ai Rammstein ai Bad Religion ma non seguo nessun modello in particolare e questo si sente in OscenaMente. Per quanto riguarda la libertà di scrittura sono molto pungente, provocatorio e senza mezzi termini. Non prendo ispirazione da nessuno nel modo in cui scrivo. Ma cerco di esser sempre rispettoso e non offensivo. Poi se nel testo tratto un certo argomento e c'è  da mandare a fanc**o qualcuno lo faccio. Ma perché sarebbe ipocrita non farlo in quel contesto. Una cosa che credo non tratterò mai nei miei testi è sicuramente la politica.

MF: Eh, li i vaffanc**o si sprecherebbero.
Niel: Di sicuro non me li risparmio.

MF: Come e perché hai iniziato a suonare?Chi è stato a fregarti?
Niel: Ho iniziato nell'ormai lontano 2000. Nel mio piccolo paesino della provincia di Lucca tutti erano discotecari, ma mi sono sempre sentito molto a disagio in quel contesto. Poi un amico un giorno mi fece sentire una compilation punk e i Nirvana. Di lì capii che quella era la mia strada. Insieme al mio migliore amico, presa confidenza con il rock, fondammo a fine 2000 gli Unnamed, una band grunge. Da quel momento non ho più potuto far a meno della musica e di suonare. Un amore, anche se turbolento, senza fine che davvero mi ha salvato il culo nel percorso della mia vita. Oggi ho 44 anni e non suono ne per gloria o per sogni di fama, ma come cito spesso ho solo un fottutissimo bisogno di fare musica per sentirmi vivo. È  l'unica valvola di sfogo che conosco.

MF: Ti è mai successo di odiarla la Musica? Anche solo per brevi periodi eh, ma ti sei mai sentito come se fosse di troppo nella tua vita, come un elemento di disturbo continuo, un mormorio costante che non cessa mai e rischia di farti perdere il senno?
Niel: Questa è una bella domanda. No. Non ho mai odiato la musica. Ho avuto alti e bassi. Mi è  mancata nei momenti in cui non l'ho fatta.
Ma, semmai, ho odiato e spesso mi succede ancora di odiare tutto quello che gira intorno alla musica. A partire dal sistema, tutti quelli  che chiedono soldi anche solo per recensire un disco o entrare in qualche playlist di "presunti" ascolti. Mi è  capitato di odiare chi non ascolta musica e poi si lamenta che non c'è mai nulla di nuovo e esce di casa solo per andare a vedere la cover band di turno. Queste cose sono quelle che a volte mi hanno fatto pensare ma che suono a fare? Poi la risposta è un po come ho detto prima, lo faccio perché mi fa sentire vivo. Una volta un conoscente mi chiese "Come mai continui a fare musica, nonostante l'età e che ormai sai che non potrà essere un lavoro?" Io semplicemente risposi con "prova a smettere di respirare, non puoi farlo volontariamente". Ecco perchè continuo a fare musica.

MF: Si, la quantità di parassiti intorno alla musica fa schifo anche a me. Senti mai la frustrazione di sentire, vedere, che quello che stai proponendo, buona parte di te, intima e privata, che metti a nudo, ti viene chiesto di trattarla come una scatola di fagioli? Etichette, marketing, finzioni varie e una parte della tua anima venduta sugli scaffali come una merce di consumo qualsiasi?
Niel: Ormai, negli anni ho raggiunto una consapevolezza abbastanza ferrea. Ho fatto il callo su certi atteggiamenti, richieste, proposte. Certo che alcune cose danno sempre fastidio. Ma a questo punto della mia "esperienza" conoscendo bene gli sciacalli della musica, cerco di guardare oltre e puntare più sui benefici che posso ottenere, che sulla parte "malata". Poi essendo totalmente autoprodotto e indipendente ho modo di scegliere, decidere autonomamente per la mia musica.

MF: Visto che abbiamo toccato il tema nella sua accezione negativa, ora parlami di tutte le persone per bene che hai incontrato invece. A volte è meglio spostare il focus su questo, altrimenti si rischia di vedere tutto nero. In questi anni, con chi hai collaborato e chi ha contribuito in qualche modo al tuo percorso?
Niel: Fortunatamente, anche se poche, in questo percorso musicale di persone fondamentali, buone e vere ne ho trovate. Partendo dal mio compianto migliore amico Emanuele con il quale iniziai a fare musica con gli Unnamed nel 2000. Insieme eravamo un unico pilastro, un supporto reciproco.  A lui è  dedicata Angelo
Dal Cielo Grigio, primo singolo che ho pubblicato con Niel. Nel corso del tempo ho trovato poi grande supporto dall'amico Stefano Giambastiani degli Acid Brains, che mi ha incoraggiato a cedere e buttarmi in questo progetto solista. Ci sono altre due persone davvero fondamentali per me in questo percorso. Davide e Pamela dello Studio Meda Sound dove ho registrato sia IntimaMente che OscenaMente. Oltre ad essere persone professionali, competenti nel loro lavoro sempre pronte a farsi in quattro e disponibili sono grandi amici e senza di loro Niel non esisterebbe oggi. Quindi per questo posso ritenermi fortunato e tengo conto più di questo lato buono che di quello oscuro.

MF: With a Little help from my friends cantavano i Beatles. Mi puoi parlare del primo singolo che uscirà il 19 aprile?
Niel: Frankenstein è una bomba di energia suonata a 200 bpm. Un pezzo che incarna il mio lato punk rock nei ritornelli e nella linea vocale, ma con un basso più "metal". Parla di chi si sente diverso, scomodo, non a suo agio in questo mondo finchè non trova energia, vitalità e  voglia di vivere nella musica. Ho pensato a me stesso quando ho scritto il testo, come spesso accade. La parte strumentale come tutte le mie canzoni nasce dal mio istinto. Non studio mai un pezzo a tavolino. Compongo d'istinto poi chiaramente apporto modifiche la dove non mi soddisfa.

MF: Niel è un progetto one man band. Hai collaborato con qualcuno per OscenaMente o è tutto tuo?
Niel: Si! Ad esempio in Lady Tossica, traccia 8 dell'album, c'è al basso Marianna dei Dora Maar e alla chitarra solista Lorenzo dei Cane Di Goya. Persone e musicisti che stimo molto. Poi non essendo un solista ho chiesto a Davide dello Studio Meda Sound di curare gli assoli in più canzoni.

MF: Per portare dal vivo la tua musica come fai?
Niel: Basi su PC, scheda audio collegata al mixer poi canto e suono la chitarra sopra le basi. Un po come fosse una band, solo che parti di basso, batterie e tastiere sono pre-registrate.

MF: Dimmi i 5 dischi che ti hanno cambiato la vita.
Niel: Bleach dei Nirvana, Dirty dei Sonic Youth, Mutter dei Rammstein, Superfuzz Bigmuff dei Mudhoney, A Sangue Freddo de Il Teatro degli Orrori.

MF:  E i cinque artisti che non sopporti.
Niel: Te ne dico uno che vale per cinque. Non sopporto ne alla vista ne all'udito, nemmeno leggere qualcosa che riguardi i fratelli Gallagher. Anche per altri non simpatizzo come Axel Rose ma li tollero. Mentre per quel duo ho proprio un forte rigetto. Se li passano in un locale esco fuori anche se diluvia o fa meno 40 gradi.

MF: Eh, quelli fanno quell'effetto a molti. Siamo in chiusura Daniele, di quello che vuoi a chi ci leggerà.
Niel: Vorrei ringraziare te Ade per questa intervista, ma anche per l'impegno che metti ogni giorno per promuovere "gente" come me. Poi un ringraziamento lo faccio a tutti quelli che provano, cercano e sono curiosi di scoprire nuove realtà indipendenti. Ricordate che per chi fa musica ai miei livelli il vostro supporto è fondamentale, è il motore che ci dà la spinta per non essere dei fantasmi. Fatemi sapere nel bene o nel male cosa pensate della mia musica. Ciao e grazie da Niel.

sabato 1 marzo 2025

Intervista a G. E. F., Giuseppe Emanuele Frisone per gli amici.

Ade ha scambiato due chiacchiere con Giuseppe Emanuele Frisone appena trasferitosi in Finlandia. Hanno parlato dei suoi molteplici progetti e di Helsinki. E abbiamo scoperto un nuovo genere, il Paleo Metal.
 
MF: Ciao Giuseppe, come va?
G.E.F.: Ciao Ade, direi tutto bene! Da qualche mese mi sono trasferito a Helsinki, in Finlandia, per tutta una serie di motivi. Tra di essi sicuramente ha giocato un ruolo anche la passione per il metal estremo, che rispetto all'Italia qui è un genere molto più conosciuto e rispettato. Credo anche di aver assistito a più concerti negli ultimi quattro mesi qui che nei precedenti quattro anni, per cui da questo punto di vista direi che non mi posso lamentare. In generale comunque sono contento della scelta fatta. 
 
MF: Come è andato il primo inverno finnico?
G.E.F.: Non era il mio primo inverno qui perché già sono venuto a Helsinki varie volte prima di trasferirmi, quindi in qualche modo ero già preparato a quello che mi aspettava. Bene comunque, anche se è stato un inverno insolitamente "caldo" per gli standard di Helsinki. Generalmente a gennaio-febbraio si è stabilmente intorno ai -15°, mentre finora non abbiamo mai toccato quella temperatura ma siamo sempre stati stabili a pochi gradi sotto lo zero. Diciamo che il tema del riscaldamento globale forse è più evidente a queste latitudini che in Italia. 

MF: E invece per ciò che concerne gli altri aspetti della vita quotidiana, come sta andando? Io ti dico che qui in pianura padana siamo a -1° e mi sto congelando le palle!
G.E.F.: Ah ah non ne dubito. Qui c'è un freddo più secco che lo rende più sopportabile, ma comunque ci si abitua. Per il resto direi bene, la vita prosegue con i soliti impegni oltre la musica, ma alla fine al di là del clima non vedo poi enormi differenze rispetto all'Italia, alla fine siamo pur sempre in Europa. In ogni caso, sommando tutti i pro e i contro penso che il tenore di vita qui sia buono e che sia stato giusto per me fare questo passo.
 
MF: Benissimo allora. Musicalmente parlando invece? So che bolle in pentola qualcosa.
G.E.F.: Sì, diciamo che ho parecchi progetti attivi al momento. Il più conosciuto di questi è Thecodontion, una band death metal sperimentale con temi incentrati su paleontologia e fossili con cui abbiamo pubblicato diverse cose negli anni e a breve rilasceremo una compilation del nostro primissimo materiale, pubblicato dall'etichetta messicana Chaos Records. La scorsa estate siamo stati anche per la prima volta in tour all'estero, insieme alla band prog/death inglese Atvm, con cui abbiamo suonato in Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania. Al momento non abbiamo altre date previste, anche a causa del mio trasferimento, ma sicuramente la band resterà attiva quantomeno in studio.
Il progetto su cui mi sto concentrando di più al momento è Clactonian, una band black/death metal che tratta sempre di preistoria ma con un focus sugli uomini primitivi e in particolare sul Paleolitico. Abbiamo debuttato lo scorso anno con un demo, peraltro premiato come uno dei migliori demo del 2024 dall'importante rivista americana Decibel Magazine. Nei prossimi mesi uscirà anche il secondo demo e attualmente sono al lavoro per assemblare una formazione live di base qui a Helsinki (sebbene la formazione studio si divida tra Finlandia e Italia): l'obiettivo è esordire dal vivo entro il 2025.
Ci sono anche altri progetti musicali su cui sto lavorando attualmente, tra cui una nuovissima band sempre sulla preistoria (stavolta sul Neolitico) ma su coordinate stilistiche più vicine a un death/doom oscuro e dissonante, e spero finalmente di finalizzare il primo album di Atlantic Ridge, un progetto atmospheric black/doom metal che condivido con Jacopo Gianmaria Pepe dei Bedsore. Infine, ho anche messo su una mia personale etichetta discografica chiamata Prehistoric Sounds, che servirà da "raccoglitore" per i miei progetti secondari e che utilizzerò principalmente per pubblicare la mia musica su cassetta. Queste sono le cose più importanti, diciamo che di carne al fuoco attualmente ce n'è parecchia. 

 
MF: C'è un sacco di carne al fuoco si, carne primitiva direi. Da dove vieni questa tua predilezione per quel periodo storico, o meglio, preistorico?
G.E.F.: Partiamo dal presupposto che non sono uno che avversa le tematiche tradizionali nel black metal e nel metal estremo in generale (quindi satanismo, occultismo, anticristianesimo, blasfemia e annessi e connessi), anzi, molte delle band che preferisco sono legate a temi simili. Al tempo stesso, però, sentivo il bisogno di percorrere strade meno battute e cercare di esprimermi attraverso tematiche un po' meno classiche. Non credo comunque che la storia antica e la preistoria siano poi così "strane" come tema principale per una band estrema, anzi. Credo che parlare di periodi storici oscuri e lontanissimi da noi, con sottotemi come rituali preistorici, religioni ancestrali, o ancora la vita selvaggia nel Paleolitico, o la descrizione di giganteschi animali oggi estinti, beh, secondo me sono tutte cose molto "metal". Penso che la cosa fondamentale sia esprimere attraverso la musica un'atmosfera che sia coerente con le tematiche di cui si parla, almeno questo è quello che mi piace fare e che continuerò a provare, ricercando soluzioni diverse ma con una coesione di fondo.
 
MF: Sei il fondatore del Paleo Metal.
G.E.F.: Ah ah, diciamo così! No scherzi a parte, il fatto che le cose si siano sviluppate in questo modo è abbastanza casuale: inizialmente il tema della preistoria era confinato ai Thecodontion, poi siccome con quella band abbiamo mutato sonorità avevo nostalgia di un sound più crudo e intransigente. Clactonian nasce più che altro per quest'ultima necessità, il fatto di incentrarlo tematicamente sugli uomini primitivi è stato per dare una sorta di continuità a quanto avevo fatto con la mia band principale. A quel punto, ho pensato che sarebbe stato coerente avere una sorta di trilogia di progetti a tema preistorico, e così ho pensato anche di dare vita a un terzo gruppo con temi simili (ma stavolta sul Neolitico, quindi cercando di avere una sorta di progressione cronologica): per quanto riguarda quest'ultimo progetto stiamo registrando un demo che vedrà la luce probabilmente quest'anno.
 
MF: A questo punto aspetto un quarto progetto sui Neanderthal, magari death n' roll.
G.E.F.:  No no, basta così ma comunque con Clactonian a livello tematico cerco di abbracciare tutto il Paleolitico, e l'uomo di Neanderthal si estinse circa 30mila anni fa, quindi avrò modo di fare dei brani a riguardo. Probabilmente ho già troppi progetti al momento attuale e ne ho altri ancora che non ho nominato in precedenza, poi ovviamente ci sono anche gli impegni della vita di tutti i giorni e altre cose, diventa difficile poi gestire il tutto.
 
MF: Ah ma io ho pazienza e aspetto.
G.E.F.: Vedremo dai. Tra l'altro c'è una band estone che suona una forma sperimentale di brutal death metal incentrata proprio sull'uomo di Neanderthal, si chiamano Neoandertals. Molto particolari, suonano senza chitarre e con un basso distorto. Alla fine, come dicevo, il bello sta anche nel trovare soluzioni diverse, che siano sonore o semplicemente a livello di tema. D'altronde il metal è in giro da circa 50 anni perché come genere ha saputo adattarsi a molti cambiamenti e si è dimostrato molto malleabile secondo me.
 
MF: Quindi non sei uno di quelli pessimisti riguardo il futuro del metal. Io sono pessimista nei riguardi dell' AI. A me sembra Skynet che prende il sopravvento sulla creatività umana, per non parlare dei lavori produttivi, ma non è il luogo per affrontare certi argomenti. Tu come la vedi? 
G.E.F.: Dipende da come la metti. Il problema nel metal, secondo me, è che manca il ricambio generazionale a livello di nomi veramente grossi: parlo di gruppi come Metallica, Iron Maiden, Slayer. Non c'è una band simile tra quelle giovani che possa garantire qualcosa di vagamente simile, forse giusto i Ghost, ma per me non è neanche un gruppo strettamente metal, se vai a vedere. Detto questo, potrebbe accadere come nel punk, che è rimasto principalmente come fenomeno underground. Ma sono tutte speculazioni, si vedrà.
Per l'intelligenza artificiale, non mi sento eccessivamente pessimista al momento attuale perché semplicemente non mi sento in concorrenza con l'IA: ritengo brani e copertine fatte con questo tool molto più "fredde" dell'arte sviluppata dagli esseri umani, mi sembra tutto visibile abbastanza nettamente se hai un minimo di occhio e orecchio. Chiaramente se l'IA dovesse perfezionarsi parleremmo di un discorso più serio. Trovo però molto più pericolosa la seconda parte del tuo discorso, nel senso se in generale l'IA prendesse il sopravvento sulla creatività umana sarebbe decisamente molto più preoccupante: ma dico io, non potremmo lasciare all'IA proprio i lavori più usuranti/noiosi in modo che l'uomo possa faticare meno e concentrarsi sull'arte e attività ludiche più piacevoli?
 
MF: Eh, è proprio l'ideale alla base del progresso no? Dalla prima rivoluzione industriale fino ad oggi, ogni miglioria invece di essere sfruttata per alleggerire il lavoro umano e poter dare più spazio ad attività meno legate alla mera sopravvivenza, si è sempre optato per la speculazione, fino ad oggi, in cui l'A.I. è usata al posto di disegnatori e altro. Non impariamo mai nulla. Giuseppe, tu che strumento suoni? 
G.E.F: Esattamente il mio punto, non avrei altro da aggiungere su quello che dici sull'AI perché potrei tranquillamente averlo scritto io.
Per il resto, io canto (o meglio, urlo) e compongo sia musica che testi, ma non suono altri strumenti. Suonicchio anche il basso, non abbastanza bene da suonarlo attivamente in qualche band, ma ne ho sufficiente comprensione in modo da poter scrivere brani. Devo dire che mi piacerebbe imparare a suonare qualcosa in modo decente perché non mi sento abbastanza completo, magari a un certo punto riuscirò a ritagliarmi il tempo necessario. Però anche imparare a gestire le tecniche vocali estreme richiede impegno e fatica nell'apprendimento, e credo che tante volte molti sottovalutino questo punto (se si vuole "urlare" bene, s'intende).
 
MF: Perché hai iniziato? Quale è stato il momento e a causa di cosa, anzi, di chi?
G.E.F: Mi sono appassionato al metal estremo relativamente verso i 17 anni, in realtà grazie a delle cose che avevo letto su internet, e presto trovai che nel mio paese c'erano alcuni ragazzi con cui condividevo questa passione. Poco dopo comprai un basso e iniziai a (provare a) suonare. Man mano che scoprivo nuove band, perlopiù black e death metal, mi sono reso conto che dovevo farlo pure io, ma mantenendo la mia visione e provando a dire qualcosa che fosse mio. Non necessariamente per distinguermi dagli altri, ma perché ritenevo dovessi provare a esprimere la mia personalità invece che copiare chi ha fatto certe cose prima e meglio di me. Poi pian piano ho acquisito una maturità diversa rispetto agli esordi e solo negli ultimi anni ho acquisito un certo "metodo" nel fare le cose, ma indubbiamente i miei primi anni nel metal estremo sono stati molto formativi. Quindi sì, ricondurrei l'inizio di tutto ad amici e conoscenze comuni.
 
MF: Da Roma alla Finlandia, avverti differenze nell' ispirazione? Alcuni dicono che il luogo in cui si è immersi influisca. Tu cosa dici? Maniac nei Mayhem disse che non avrebbe potuto scrivere Chimera in Norvegia, al tempo infatti viveva in Portogallo. Gli AC/DC non riuscirono a scrivere alle Bahamas e si spostarono in Inghilterra per For Those About To Rock. Cose così.
G.E.F:  E' una domanda affascinante ma di non semplice risposta. Penso che in una certa misura influisca, anche se per quanto mi riguarda lo ritengo secondario rispetto alle influenze dettate dagli ascolti del periodo e dallo stato d'animo. A dire il vero sentivo già una certa differenza quando mi è capitato di comporre dalla Sicilia invece che dalla provincia di Roma (i miei parenti sono originari di Messina e tutt'ora ci vado per le vacanze estive), ma non ti saprei dire in che modo. Qua in Finlandia, perlomeno, ho già composto un paio di cose ma non ho notato grandi cambiamenti nel mio modus operandi. Provo a risponderti così: più che il luogo geografico, contano gli stimoli a cui sei sottoposto; in tal senso, bisogna vedere quanto questi stimoli dipendano dalla posizione geografica. Ma direi che è molto soggettivo e che ci sono diversi parametri di valutazione.
 
MF: Dimmi 5 album che ti hanno cambiato la vita.
G.E.F.: Considerando anche quelli non metal: Bathory - Hammerheart, Franco Battiato - Patriots, Beherit - Drawing Down the Moon, Fabrizio De André - Storia di un impiegato, Blasphemy - Fallen Angel of Doom.
 
MF: Beh, gli album cardine che hai elencato sono esplicativi del tuo modo di intendere la musica, sembra. L' amore per il sound estremo e senza mezze misure, e l' attenzione alla scrittura dei testi, non la prima boiata nichilista che ti viene in mente magari scimmiottando qualche band, ma pensata e ragionata. Non c'è casualità qui. 
G.E.F:  Beh diciamo che c'è una certa correlazione, sì. Mi piacciono le cose (anche molto) estreme ma ho un certo modo di pensare che in qualche modo deriva dall'ascolto dei cantautori italiani, che ascolto sin da quando ero bambino. La cura per i testi, i concept album, sono cose che magari non sono immediatamente visibili nella musica che scrivo e che faccio, ma che potrebbero essere una conseguenza di quegli ascolti lì.
 
MF: Giuseppe, c'è un posto in cui mangiare una buona pizza in Finlandia? Così se qualcuno passa di lì ed è disperato trova un po' di requie.
G.E.F: In Finlandia in generale sicuramente ce ne saranno tante, ma ti posso rispondere più che altro per Helsinki. Sì, ce ne sono diverse, anche molto buone! Una peraltro è anche vicino casa mia. Vorrei provare anche una pizzeria italiana a Vantaa (la città adiacente a Helsinki dove c'è anche l'aeroporto) visto che Nuclear Holocausto Vengeance dei Beherit dice essere la migliore nelle vicinanze, ma non ci sono mai stato. Ma essendo una capitale europea trovi tanti ristoranti di alta qualità, il problema più che altro potrebbe essere il prezzo visto che mangiare fuori qui è abbastanza costoso: una margherita ti può costare tranquillamente 16 euro, per farti un esempio, anche se è tutto di pari passo con il costo della vita.
 
MF: C'è qualche band dell'area baltica che consiglieresti? Magari qualcuna locale che non conosciamo ancora?
G.E.F: In Finlandia ci sono parecchie band interessanti che varrebbe la pena conoscere. Giusto per citare qualche realtà underground e restando in ambito black metal, citerei gli Witchcraft e tutti i loro progetti connessi (Moonfall e Necromonarchia Daemonum in particolare), Regere Sinister, Hail Conjurer, senza contare band attive da molti più anni. È sempre stata una scena florida. Nel death metal stanno emergendo tante band interessanti come Galvanizer, Ashen Tomb (il cui bassista suona pure nei miei Clactonian), Unearthly Trance e tanti altri. Fermo restando che potrei andare avanti a lungo, ma vorrei evitare di fare una lista della spesa.
 
MF: Siamo arrivati alla conclusione, di quello che vuoi a chi ci leggerà.
G.E.F: Grazie a voi, è stata una bella chiacchierata e mi ha fatto davvero molto piacere. See you!
 

mercoledì 19 febbraio 2025

Chemistry-X is back in town!

Stanno tornando i Chemistry-X. Dopo gli ultimi singoli rilasciati e un 2024 di sabbatico silenzio, Norris ha fatto una chiacchierata con la band che ha tutta l'intenzione di far parlare di sé quest'anno.
 
MF: Ciao ragazzi. Abbiamo già collaborato in passato con voi durante una "Metal Fury Night" di qualche anno fa ma per chi non vi conoscesse ancora, chi sono i Chemistry-X?
Chemistry-X: I CX sono una band nata nel periodo sbagliato e nel paese sbagliato. Ma forse questo è ciò che ci ha unito maggiormente e ci ha fatto apprezzare ancor di più ciò che facciamo, la passione e l'amicizia che ci uniscono ormai da quasi 20 anni. Nel nostro ultimo singolo "Immunity (Sick in the mind)" ci definiamo nu-metal juggernaut, non siamo mai cambiati, abbiamo sempre creduto nella nostra proposta musicale e stilistica che ci è valsa tanti apprezzamenti.
 
MF: E' stato un 2024 dove abbiamo avuto poche notizie su di voi, a cosa vi siete dedicati e a cosa state lavorando?
Chemistry-X: E’ stato un anno poco prolifico a livello musicale. Siamo in una fase della nostra vita in cui la sfera privata sta prendendo il sopravvento e per questo la nostra attività si è notevolmente rallentata. Oltretutto D.3xp e Dild-1 (chitarra e basso) vivono e lavorano fuori Sulmona. Ciò non toglie che continuiamo a lavorare sotto traccia. Abbiamo un ca**o di album da rilasciare e ne abbiamo una fot**ta voglia perché è veramente una bestia spietata, qualcosa che almeno in Italia non si è mai sentito! 

MF: Alla luce del revival oltreoceano del nu-metal, incredibilmente “a causa” di TikTok e della nuova generazione tra le varie motivazioni, pensate ci sia possibilità che si possa muovere qualcosa anche da noi magari sperando in parte di tornare a quei gloriosi momenti dei primi anni duemila dove i Korn, i Limp Bizkit o i Deftones passavano tranquillamente in TV ad ora di pranzo?
Chemistry-X: Abbiamo un’opinione estremamente negativa del nostro panorama musicale. Se solo pensiamo a ciò che i giovani italiani ascoltano oggi, indipendentemente dal genere, veramente la cosa è sconfortante. Tuttavia c’è qualche giovane che spinge forte sulle nostre tracce e che va a rispolverare il nu-metal di fine '90 e inizi 2000. In percentuale sono pochissimi. Basta solo vedere i tour europei delle band metal in generale. Quante date fanno in Italia? Se siamo fortunati una sola, mentre nel resto d’Europa, magari ne fanno almeno 2 o 3 per nazione. Credo questo avvenga perché qua c’è veramente poca richiesta. Ci auguriamo che questa tendenza cambi e nel frattempo ci dobbiamo tenere cari tutti coloro che nonostante tutto continuano ad ascoltare ed a identificarsi nel metal, rock, punk e generi alternativi in generale. 
 
 
 
MF: Siamo ad un live dei Chemistry-X, cosa deve aspettarsi chi sta sotto il palco?
Chemistry-X: Deve aspettarsi che quel culo non riuscirà mai a farlo stare fermo. Abbiamo un sound che alterna metallo pesante a musica latina. Ai nostri concerti abbiamo visto metallari ballare e truzzi pogare. 

MF: Gli ultimi anni hanno dato grandissima libertà agli artisti e alle band. Nonostante sia innegabile la necessità in molti casi ancora di una forte etichetta e di un ottimo ufficio stampa, penso ad artisti come Tom McDonald che è ormai un nome molto conosciuto nell’hip hop e che finisce regolarmente ai primi posti in classifica senza avere praticamente niente e nessuno dietro. Può funzionare anche nel nostro mondo il “Do it yourself”?
F. Fil: Innanzitutto props a Tom McDonald! E’ una bestia!
Chemistry-X: Stai parlando con una band che si è sempre fatta tutto da sola. Ci siamo prodotti un EP da soli in sala prove, abbiamo prodotto 2 album (di cui uno uscirà a breve) in studio, ci siamo distribuiti sempre tutto da soli, ci siamo realizzati grafiche da soli, fatti la promo da soli e così via. Non abbiamo mai ceduto alle lusinghe di chi non ci avrebbe rispettati come artisti e come persone che non fanno questo di mestiere, seppur l’abbiamo anche sognato. Tutto questo lo abbiamo fatto già in tempi in cui non c’erano i mezzi di oggi. Viviamo tutti nello stesso mondo per cui crediamo che possa funzionare con tutti i generi. Bisogna essere veramente bravi a sapersi muovere coi tempi giusti e nel modo giusto, senza scadere nel ridicolo solo per accaparrarsi qualche ascolto in più. Ascolti che poi risulterebbero solo bolle di sapone che gonfiano i numeri ma che non ti consegnano nuovi fans che stanno là per ascoltarti davvero e che ti ascolteranno sempre. E’ chiaro che se ci fosse la possibilità di farsi affiancare da professionisti del settore si fa veramente il salto. 

MF: Una giornata tipo in sala prove dei Chemistry-X? Cosa accade in quelle ore?
Chemistry-X: Ci si fanno un sacco di risate. Ci capita di comporre brani i cui arrangiamenti generano ilarità. Fare musica è una passione, ci divertiamo come bambini a suonare le nostre canzoni. Se poi scendiamo nello specifico e vuoi sapere come nasce una nostra canzone, diciamo che si parte da un ritmo o da un riff e da là tiriamo fuori la strumentale. Poi F. FiL ci sputa sopra qualcosa al mic. Insomma quello che accade un po’ in tutte le sale prova.
 
MF: Per far capire un po' a chi sta leggendo cosa aspettarsi dal vostro sound, quali sono le prime cinque band con cui potreste, e magari vorreste, dividere il palco?
F. Fil: Siamo influenzati veramente da un casino di band e artisti che ti stuferesti a leggere. Proviamo a farti un nome a testa tra quelle più rappresentative. Inizio io, Limp Bizkit.
D.3xp: Staind.
Turco: Ill Nino dei primi due album.
Dild-1: Incubus dell'era S.C.I.E.N.C.E.
Batterio: P.O.D. 
 
MF: Ho lasciato questa domanda alla fine, prima dei saluti. Cosa spinge secondo voi un’artista o una band a percorrere un sentiero del genere e proporre un sound del genere sapendo perfettamente come funziona e cosa vuole oggi il mercato italiano? 
Chemistry-X: Ti rispondiamo con la citazione di una band a noi carissima, i Nemesi: “Se fai 'sta musica in 'sto paese evidentemente non ti vuoi bene". Siamo dei fot**ti sognatori. Siamo artisti, musicisti, sentiamo il bisogno di distinguerci dalla massa, di fare ciò che la massa non vuole sentirsi dire, vediamo la realtà in maniera diversa rispetto alla massa. Siamo appassionati, siamo fans di noi stessi, ci incitiamo a vicenda, ci spingiamo oltre i limiti perché sentiamo il bisogno di migliorare. Non ce ne frega un ca**o dei soldi spesi per le trasferte, per strumenti e attrezzature, per lo studio. Non ce ne frega un ca**o dei sacrifici e delle rinunce fatti per portare avanti il progetto. La passione è la passione e non ha bisogno di giustificazioni. Quante volte ci siamo sentiti dire “Ma chi ve lo fa fare” e in questa espressione abbiamo sempre trovato ulteriore incentivo a continuare.“Pensavano che scherzavamo vedendo che non mollavamo" altra citazione dei grandi Nemesi.
 
MF: Grazie ragazzi, è stato un piacere fare due chiacchiere con voi.
Chemistry-X: Il piacere è nostro. Grazie a Metal Fury per tutto ciò che fa per il panorama italiano. Ci sentiremo sicuramente presto per l’uscita del nuovo singolo Gloomy hate, il 27 febbraio, e del nuovo album. 

mercoledì 12 febbraio 2025

Ponte Del Diavolo, riflessioni sul passato, progetti per il futuro e l'ardua scelta tra essere Prince o Freddie Mercury.

Ade ha scambiato due parole con una delle band più interessanti del panorama italiano, i Ponte Del Diavolo. Un'intervista che ha toccato vari argomenti e che vale la pena leggere fino in fondo.
 
MF: Ciao ragazzi, come va?
Erba Del Diavolo: Freddo e fame, tu?
Kratom: Tutto bene, il tempo fa schifo. 
 
MF: Io ho il culo praticamente dentro la stufa a legna.
Abro: Io oggi doppio turno a lavoro, cuoco vegano.
 
MF: Qualche anno è ormai passato da quella jam session che portò alla vostra formazione, tre EP, un album, cambiamenti di formazione. Come tirereste le somme di quello che è stato fin'ora?
Abro: Tirando le somme, direi che siamo molto soddisfatti di come abbiamo lavorato e dei risultati ottenuti in questo tempo. E' uscito tutto molto naturale e spontaneo. Il cambio di line up direi che non ha modificato il nostro mood, anzi ci ha dato maggiore voglia e spinta.
 
MF: Quale è il Ponte Del Diavolo da cui avete preso il nome?
Abro: Quello di Lanzo vicino Torino dove si andava di notte da piccoli a fare i true evil e di giorno a fare il bagno.
 
MF: Facevate il bagno nelle Marmitte Dei Giganti?
Abro: Una specie, si. 

MF: Quanto ha influenzato Torino la vostra musica? Quanto c'è di Torino e della sua anima, o essenza, dentro il vostro modo di scrivere? Se c'è ovviamente.
Abro: C’è tantissimo. Oserei dire che senza Torino non sarebbe esistito questo progetto, abbiamo più di un debito nei suoi confronti.
 
 
MF: Mi dite una canzone che più di ogni altra ha Torino dentro?
Abro: Più di una persona sentendo "Demone" ha detto Dio fá suona proprio torinese. E mi pare anche "Un bacio a mezzanotte", parlo musicalmente.
Erba Del Diavolo: Si, si musicalmente anche secondo me "Un bacio a mezzanotte". 

MF: E invece, riguardo i testi?
Erba Del Diavolo: Non lo so, non parlo di luoghi, non mi è mai venuto in mente di farlo. Parlo molto di non luoghi. Spesso lo stile di scrittura può ricordare qualche band punk torinese ma forse i temi trattati sono diversi. Non lo so, forse è una domanda da rivolgere a chi ci ascolta.
 
MF: Ok lo stile, ma il contenuto invece? Lasciando da parte Torino o qualsiasi luogo geografico, cosa vi spinge a scrivere i vostri testi?
Erba Del Diavolo: Nel testo di "Demone", la prima traccia di Fire Blades, c’è la risposta. 

MF: Come è stato mettere insieme le vostre influenze e provenienze musicali? Quanto è stato fatto istintivamente e quanto invece c' è stato bisogno di ragionarci?
Abro: É stato tutto davvero molto istintivo e naturale. L’unica cosa che ha richiesto un minimo di ragionamento è stato l’utilizzo dei due bassi direi.
 
MF: La ripartizione delle parti o la loro equalizzazione?
Abro: Entrambe, spartizioni delle parti e diverse equalizzazioni, di norma uno dei due bassi è più grosso e lavora sulle frequenze basse, l’altro a volte si crede una chitarra. 

MF: Quindi alla chitarra è riservato un ruolo che solitamente nel metal non ha. Per il vostro chitarrista è stata una sfida?
Abro: Non proprio. Quel basso che crede di essere una chitarra resta comunque al servizio del pezzo e quindi deve sempre rendere conto alla chitarra, che nonostante la nostra disposizione particolare, é quasi sempre lei a lanciare il tema o la melodia centrale del pezzo.
 
MF: Devo dire che la vostra impostazione è molto funzionale al vostro sound. La voce di Erba Del Diavolo non è isolata nelle sue frequenze e la chitarra fa da ponte tra lei e i bassi. È molto particolare e secondo me dovrebbe essere studiato, almeno per le equalizzazioni.
Abro: Grazie. Sì a livello di equalizzazioni credo che possiamo e dobbiamo migliorare ulteriormente, soprattutto i due bassi nel dettaglio, in futuro sarà più marcata la cosa, questo anche grazie all’ingresso di Kratom, il nuovo secondo bassista e Dano il nostro sound engineer.
 
MF: Parlando di futuro, avete qualcosa in mente per il prossimo domani?
Abro: Si. Il mese prossimo registreremo il secondo disco e stiamo chiudendo altri festival per il prossimo anno. 

MF: Wow! Potete dare qualche anticipazione sul nuovo disco?
Abro: Non troppo. Credo sia la conseguenza naturale di Fire Blades, forse la parte post punk è un po’ più marcata, inoltre stiamo lavorando come anticipavo prima all’aspetto dei due bassi per far sì che proprio questo aspetto sia più marcato.
 
MF: Come e quando siete stati colpiti dalla Musica e avete capito di doverla seguire, ovunque vi portasse? Singolarmente intendo, non come band.
Kratom: Da quando ho memoria di esistere direi.
Abro: Se intendi come musicista, ero in vacanza in Sicilia con la mia famiglia avevo 15 anni e la febbre a 40 con visioni annesse, tra queste c’ero io che dovevo portare da qualche parte il basso di Steve Harris, quando mi sono svegliato ho chiesto a mia madre di regalarmi un basso.
Kratom: Ci ho anche dedicato la mia tesi di laurea. Alla musica intendo.
Erba Del Diavolo: Intorno ai 5 anni quando i miei genitori mettevano i Queen facevo finta di essere Freddie Mercury e mi immaginavo sul palco con il microfono, di nascosto ovviamente. L’ho sempre voluto fare e voglio farlo ancora ora. Intendo essere Freddie.
Kratom: Freddie Mercury maestro illuminato di vita.
Abro: Come ascolti direi anche io verso le elementari con i Queen.
Erba Del Diavolo: Vorrei essere anche un po’ Prince in realtà. Avrei voluto essere anche Lindemann ma dopo gli ultimi avvenimenti ho cambiato idea.
MF: Prince vorrei esserlo anche io.
Abro: Io gli 883, dei primi 2 dischi, 3 dai.
MF: Quando c'era Repetto a scrivere i testi.
Abro: Esatto.
 
MF: Quali sono i vostri 3 dischi preferiti? E le band che non sopportate?
Kratom: È una domanda un po’ illegale questa sui 3 dischi, sappiamo bene che non esiste una risposta assoluta.
Abro: Tre é davvero difficilissimo, comunque, Disintegration dei The Cure, The dark side of the moon dei Pink Floyd, Powerslave dei Maiden, Sabbath bloody sabbath dei Black Sabbath, Bergtatt degli Ulver. Odio molto Coldplay e Radiohead, adesso ascolto The Kilimangiaro Dark Jazz Ensemble, Manowar e Moderat
Kratom: Allora ti direi che ultimamente sto ascoltando "Through demonic spell" dei Feral Forms, "The voluptuos fire of sin" dei Deathless Void e il self titled dei Cataphiles, una band emergente post punk tedesca. Band che proprio non riesco a capire, ma evidentemente se sono dove sono un motivo ci sarà, Sleep Token e Ghost. E qua i miei compagni di band dissentiranno.
Abro: Sleep Token merda, Ghost geni. Nella band abbiamo molti gusti in comune ma anche roba odiata a vicenda. A me piace il power metal e giustamente a qualcuno imbarazza, a qualcun altro il brutal Death ma ascoltiamo tutto.
Erba Del Diavolo: Direi che potrebbe essere una cosa abbastanza lunga se non infinita. Però grazie perché mi è venuta voglia di mettere i Pink Floyd. Purtroppo non riesco a sopportare gli AC/DC. Attualmente ascolto molto Viagra Boys, Me And That Man, Boy Harsher, Ulver

MF: Siamo arrivati ai saluti finali, dite quello che volete a chi ci legge.
Kratom: Se siete gli ultimi della fila al supermercato e apre la cassa a fianco, non lanciatevi come tossici in astinenza sull'eroina per essere i primi della nuova fila sentendovi i più furbi. Perchè vi odieranno tutti per sempre. Per sempre.
Erba Del Diavolo: Marijuana libera.
Abro: Addio e grazie per tutto il pesce.

 

domenica 9 febbraio 2025

Lasciate a casa giubbotti di pelle e borchie oggi. Arriva Hawk.

Norris si è domandato più volte se, come in altri paesi, anche qui ci fosse qualche coraggioso che avesse unito il genere più disprezzato dai metallari old school con quello che va decisamente alla grande oggi, la trap. 
Trap (e drill) e metal non è un'addizione sgangherata in buona parte del resto del mondo che regala heavy regolarmente. KimDracula, Nik Nxk, ZillaKami, Sinizter e tanti altri macinano numeri invidiabili. Ma qui? Qui poca roba e poco coraggio, senza scomodare i gusti personali, inattaccabili, ma siamo nel 2025 e qualcuno dovrà anche saper e poter dialogare con la generazione corrente. Norris allora è andato a conoscere Hawk, artista bresciano che sta portando avanti questa idea.
 
MF: Questa intervista desta assolutamente la mia curiosità quindi partiamo subito, chi è Hawk?
Hawk: Hawk é un rapper che fa metal, per la precisione drill metal. L'idea nasce dalla possibilità di rimodernizzare il nu-metal anni 2000 in stile Linkin Park sostituendo la componente old school con la drill moderna. Difatti mi rifaccio molto a Central Cee, Pop Smoke e Rondodasosa. 
 
MF: Trap metal, o drill metal, un genere comunque osteggiato da una parte e praticamente quasi mai proposto dall'altra al contrario di nazioni dove l'heavy circola in ogni sua forma. Ma come ti è venuto in mente di percorrere questo sentiero? E in italiano per giunta.
Hawk: Ho avuto la fortuna di avere una costante nella mia vita, il metal. L' italia è un paese non troppo affine a questa cultura ma ho come l'impressione che la tendenza in questi ultimi anni si stia spostando verso questa scena da me tanto amata. Le mie prime tre tracce le ho fatte in inglese proprio per paura di non essere compreso poi sono riuscito ad abbattere questo muro che in realtà non esiste.
 
MF: Non è un genere per chi è prossimo ad ammirare i cantieri, ne siamo consapevoli, ma che effetto fa invece questa tua proposta sui giovani e sulla generazione attuale?
Hawk: Con mia estrema felicità noto che i fan che ho per ora sono molto affezionati alla mia musica, specialmente i più giovani o i ragazzi della mia generazione, io sono del '97, con un background musicale sicuramente alternative. 
 
 
MF: Io non sono certo più un ragazzino ormai, sono cresciuto in piena era nu-metal, dall'Are you ready di Jonathan Davis fino alla sua crisi, chiamiamola così, dei primi anni duemila. Pensi che, esattamente come il nu abbia avvicinato al metal qui da noi chi ascoltava solo rap o hip hop, potrebbe ipoteticamente accadere ora con voi la stessa cosa se ci fosse un po' di spazio in più?
Hawk: Assolutamente si, e ho come l'impressione che lo spazio si stia creando in maniera naturale, specialmente da quando è rientrata l'emergenza Covid, vedo sempre più locali o eventi che lasciano spazio al rock e al metal. Tant'è che sto iniziando a fare le prime date. 
 
MF: Uno dei punti forti del genere in questione sono i featuring tra colleghi. Hai già fatto qualcosa del genere o è in previsione?
Hawk: Essendo un genere praticamente nuovo non ho ancora avuto il piacere di trovare colleghi con cui fare feat ma pian piano si sta smuovendo qualcosa anche in questo senso.
 
MF: Di cosa parlano i tuoi testi?
Hawk: Principalmente i miei testi sono un manifesto di rabbia verso me stesso. 
 
MF: Se dovessi proporti a qualche etichetta pensi sia meglio una che tratta heavy o una che tratta pop? O entrambe le opzioni. 
Hawk: Una che tratta pop.
 
MF: Quanto è importante l'immagine e il branding per entrare in un mercato decisamente saturo? Questo a prescindere dal genere purtroppo.
Hawk: Hai detto bene, l'immagine e il branding sono dei requisiti chiave, fondamentali, per riuscire a emergere in questo mercato saturissimo. Io in primis curo molto questo aspetto.
 
MF: Di la verità, sei Hawk anche nel privato o Hawk è più una gimmick?
Hawk: Purtroppo o per fortuna Hawk é reale e ciò che metto nei miei testi corrisponde sempre a ciò che ho vissuto personalmente o per vie traverse sempre vicino a me.
 
MF: Hawk, è stato un piacere, vai con i saluti finali.
Hawk: Grazie mille di cuore a tutti voi.

Testimoni di un tempo che sta inesorabilmente passando.

Ozzy Osbourne e ancora prima Ronnie James Dio, Jon Lord, Alvin Lee, Freddie Mercury, Lemmy, Eddie Van Halen e tanti altri che sono andati vi...